YouTube, oscurato in Pakistan

I video di un cartone animato danese offendono la religione islamica; ristretto l’accesso a internet


Internet, il mondo dentro il mondo; un’interminabile oasi di informazione e comunicazione dove la libertà è sempre più presunta. E la causa va ricercata laddove le autorità decidono, in modo del tutto consapevole, che per il proprio popolo sia più o meno giusto imbattersi in determinati contenuti, proprio perché alcuni di questi potrebbero risultare offensivi, essere considerati inopportuni, o semplicemente aprire la mente dell’internauta a ciò che con fatica si è scelto di non divulgare per il benestare del proprio governo. Perché non a tutti è dato sapere nella stessa misura. Un giudizio forse affrettato e sommario, ma lo stato del web di qualche paese (anche di quelli che vantano l’aggettivo moderno, forse erroneamente a questo punto) rimane un argomento frequentemente discusso dalla stampa, proprio per la sua natura singolare. E ancora in Pakistan, proprio ieri, l’Autorità per le Telecomunicazioni locale ha scelto di oscurare YouTube in tutto il paese, contattando tutti gli internet provider presenti sul territorio nazionale – esattamente settanta – e obbligando gli stessi a bloccare il sito, garantendone a chiunque si connetta dal paese del medio oriente la completa inattività. Il portale di video più noto al mondo avrebbe contenuto filmati relativi ad un cartone animato danese che raffigura il profeta Mohammad, noto per aver diffuso l’Islamismo ovunque nel mondo. Di seguito il governo del Pakistan ha ufficialmente dichiarato blasfemo il contenuto del popolare cartoon, correndo ai ripari con metodi più che estremi, ergo l’oscuramento di YouTube nella sua totalità, accusato indirettamente di non controllare meticolosamente le pubblicazioni degli utenti. Il web viene così considerato l’espressione di un mondo tipicamente occidentale, dove la libera circolazione di pensieri e idee è un vanto oltre che una caratteristica peculiare della nostra cultura. Un modo di pensare purtroppo non accettato da molte culture che per motivi diversi (nella maggiorparte dei casi però religiosi) tira un tenda per coprire quella piccola ma variegatissima finestra sul mondo, con i propri pregi e, naturalmente, i propri numerosi difetti. Rimane il fatto che il Pakistan, al pari di Cina, Iran e molti altri paesi sembra aver scelto la via più comoda, scegliendo, tra le altre cose, di mettere una taglia da un milione di dollari sulla testa di uno qualunque dei disegnatori dei suddetti cartoni animati. No comment! (Marco Menoncello per NL)

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