YouTube confonde gli editori. Bloccare i propri contenuti o divulgarli con gli introiti della pubblicità?

Attivo da qualche mese il servizio VideoId su YouTube: l’editore può trovare i propri video e decidere se eliminarli o visualizzarli con spot pubblicitari. Tra i 300 partner anche Cbs


Il presunto nemico da combattere con richieste di risarcimento milionarie sta offrendo agli editori di tutto il mondo una sorta di tregua, nella speranza che gli antagonisti possano diventare ottimi partner commerciali per la diffusione dei propri contenuti online. Succede su YouTube, portale di proprietà di Google, dove vengono caricate fino a 13 ore di video ogni minuto e dove i detentori dei diritti di circa l’80% del materiale diffuso reclamano l’eccesso di libera diffusione garantita dal portale web. Motivo per cui la società di Mountain View, qualche mese fa, ha istituito il servizio VideoId, grazie al quale le società che vi aderiscono possono comodamente cercare eventuale materiale protetto da copyright e decidere se farlo eliminare dal sito o scegliere la strada della collaborazione commerciale. Nel secondo caso il detentore dei diritti può inserire spot all’interno del video e dividere gli introiti recepiti con YouTube. Attualmente sono solo il 3% i video del portale contenenti pubblicità e i partner che stanno attraversando la fase di test pubblicitario sono circa 300. Sintomatica però è la presenza di Cbs che, sebbene compresa tra i partner attualmente in prova, non avrebbe rinunciato alla causa – a un miliardo di dollari – in corso con Google, alla quale ha dichiarato recentemente di non voler rinunciare perché riguarderebbero il passato (periodo nel quale il servizio VideoId ancora non era disponibile). La palla ora passa a YouTube e più direttamente alla coppia di Brin-Page, che dovrà essere capace di trarre vantaggio dall’esponenziale quantità di video presenti sul proprio portale, nella speranza che molti altri grandi produttori possano accettare la collaborazione. Attualmente Time Warner e News. Corp sono in prova; Nbc Universal e Disney hanno invece rifiutato, preferendo sfruttare i propri siti ufficiali. (Marco Menoncello per NL)

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