L’estenuante trattativa tra Yahoo e Microsoft rischia di finire come accade nelle migliori commedie: disastro totale e piatti che volano. Per la seconda volta Microsoft si propone a Yahoo, ma riceve un sonoro due di picche. E le motivazioni non sono soltanto economiche. Certo, i vertici di Yahoo fanno notare che il prezzo offerto dall’accoppiata Microsoft/Icahn (noto finanziere statunitense) non è in linea con le aspettative della compagnia (Microsoft offre 33 dollari ad azione, Yahoo ne richiede almeno 37 per cominciare la trattativa riservata). Il nocciolo della questione è però il controllo dell’azienda. Infatti, tra le condizioni base dell’offerta di Microsoft c’erano anche il rinnovo dei vertici aziendali e l’azzeramento del consiglio di amministrazione. Condizioni che evidentemente non sono piaciute a Roy Bostok, presidente di Yahoo, che, motivando il suo secondo diniego, ha fatto notare come per arrivare a detenere il controllo di una società è logico dover essere pronti a pagare un “premium price”, in questo caso particolarmente oneroso. Il “risiko” azionario però non si ferma qui, perchè il finanziere Carl Icahn ha dato inizio ad una battaglia delle deleghe che di sicuro non ci farà annoiare. In pratica Icahn, già azionista di Yahoo, punterà a raccogliere il maggior numero di deleghe (di altri azionisti) possibili in vista dell’assemblea di agosto, puntando a per far eleggere suoi uomini all’interno del rinnovato cda di Yahoo. Il suo obiettivo dichiarato è quello di conquistare il cda di Yahoo per negoziare poi direttamente con Microsoft. Per quanto la trama possa sembrare complicata, sarà dall’esito di queste trattative che dipenderà il futuro di Yahoo (che tra l’altro ha appena firmato un accordo con Google sulla vendita della pubblicità online). Vada come vada gli Stati Uniti ci stanno offrendo, ancora una volta, una spettacolare lezione in tema di fusioni e acquisizioni: in un sistema economico le aziende sono spinte a portare risultati solo se possono definirsi costantemente contendibili. Il caso Microsoft- Yahoo rappresenta dunque l’ennesima vittoria per il mercato e gli azionisti. Niente a che vedere con le incrostazioni corporative che caratterizzano il sistema italiano, dove nulla si muove senza il parere della banche e dei governi. (Davide Agazzi per NL)