Formalmente, l’acquisto non è stato ancora perfezionato, ciò avverrà a dicembre. Ma, nella sostanza, Murdoch ha già il suo bell’ufficio nei pressi di Ground Zero, da dove controlla le sorti del suo nuovo colosso editoriale, acquistato per 5 miliardi di dollari.
Era stato accolto nel peggiore dei modi, dalla redazione e dalle alte cariche dirigenziali della società, l’arrivo del tycoon australiano Rupert Murdoch alla guida del Wall Street Journal. La redazione del giornale aveva avviato una protesta nei confronti del nuovo editore, notoriamente duro nei rapporti di lavoro e ancor più notoriamente propenso a mutare le strategie editoriali dei giornali e delle tv che acquista, in funzione dei propri interessi economici. “Prendono cinque miliardi di dollari da me e vogliono mantenere il controllo. Non possono vendere la società e continuare a controllarla, non è così che funziona, mi spiace!”. Si era presentato così, poco più d’un mese fa, al suo arrivo alla guida di Dow Jones, destando il terrore dei suoi dipendenti, che avevano messo in atto una dura protesta nei suoi confronti. Pochi giorni e tutti hanno cambiato idea: Murdoch ha utilizzato i discorsi giusti per convincerli. Quattro giorni dopo lìinizio della protesta, ha sbloccato la vertenza per il rinnovo contrattuale dei giornalisti, prevedendo un aumento delle retribuzioni del 3%. E convincendo tutti che il suo arrivo non è stato poi così negativo: dalla “demonizzazione” della sua figura di editore tirannico, alla “monetizzazione” del suo arrivo il passo è stato brevissimo.
Capitolo strategie. Anche le strategie editoriali del giornale subiranno delle notevoli variazioni, prima tra tutte l’imminente uscita di “Pursuits”, rivista dedicata agli stili di vita delle persone ad alto reddito, sullo stile dell’analogo magazine allegato al “Financial Times”. Altra importante novità riguarda il sito del Wsj: i 900mila abbonati della versione on line del giornale avranno una bella sorpresa, dal momento che l’editore ha deciso di massimizzare le entrate pubblicitarie (già ingenti) rendendo gratuito l’accesso al sito (finora a pagamento, anche se con ottimi risultati in termini d’abbonamenti), così come ha fatto pochi mesi fa il “New York Times”.
Novità importanti che contribuiranno, con un effetto domino, a trasformare la fisionomia del mercato editoriale americano. Dovunque vada, Murdoch, la sua presenza la fa sentire. (Giuseppe Colucci per NL)