“Non è un segreto”, ha detto il giornalista del Wall Street Journal Alexander Stille. “Murdoch è sulla piazza da cinquant’anni, ci si può illudere che non interferirà, ma chi comprerebbe mai un’auto se non ha intenzione di guidarla, specialmente se l’ha pagata cinque miliardi di dollari?”. In realtà Murdoch non ha fatto segreto della sua intenzione di aver parte nella gestione. In un’intervista a Time Magazine a giugno, si è fatto beffa dei tentativi da parte della dirigenza della Dow Jones Company (la società proprietaria del Journal) di escluderlo dal processo decisionale. “Prendono cinque miliardi di dollari da me e vogliono mantenere il controllo”, ha detto. “Non possono vendere la società e continuare a controllarla, non è così che funziona, mi spiace!”. Queste righe, riportate dal sito web www.articolo21.info, risalgono allo scorso 2 agosto, all’indomani dell’avvento di Rupert Murdoch al timone del Wall Street Journal. Oggi, a quasi un mese di distanza, preso atto che passare nelle mani di Murdoch muterà (se non radicalmente, almeno in modo significativo) le condizioni di lavoro all’interno della testata, molti giornalisti e funzionari della società editrice stanno preparando le valigie per emigrare verso terre dove l’indipendenza da colossi multinazionali ha ancora un valore. L’antesignano di questo movimento migratorio è stato Larry Ingrassia, vicepresidente della società editrice del quotidiano, ora è la volta dei cronisti. In particolare, tre valide giornaliste, Tara Parker Pope, Kate Kelly ed Hanny Sender, avevano manifestato la volontà di cambiare aria, in contrasto con la scelta del nuovo editore da parte della Dow Jones. La mossa di Murdoch, però, non s’è fatta attendere: il magnate ha personalmente telefonato alle tre giornaliste per persuaderle a restare nel team del Wsj, ottenendo risposte differenti. Kate Kelly, dopo le sirene del New York Times, ha deciso di restare, motivando la propria scelta con l’affermazione “non ho paura del lupo cattivo”. O forse delle risorse economiche del “lupo cattivo”? La Parker Pope, invece, è stata irremovibile nella propria decisione d’andar via: ad attenderla proprio il New York Times, dove s’occuperà di un blog sulla salute e di una serie d’editoriali sulla salute dei consumatori per “Science Times”. Ancora incerta sul suo futuro, invece, Hanny Sender, che si occupa di finanza americana, per la quale, qualora dovesse restare impassibile alla corte serrata di Murdoch, è pronta una poltrona al “Financial Times”. (Giuseppe Colucci per NL)