WiMax, ma quale fallimento?

Piovono critiche su Buzz Broadband. Sono quelle del partner commerciale, che ha fornito all’ISP australiano i dispositivi di connessione. Il problema, dice Airspan, è che Buzz non la racconta tutta: ha fallito perché voleva risparmiare


da Punto Informatico

Roma – Ma quale fallimento del WiMax? Airspan non ci sta e si scaglia contro le dichiarazioni di Gart Freeman, CEO di Buzz Broadband, provider australiano che è stato pioniere del WiMax e che ora intende ripensarci. Airspan accusa l’ex partner, a cui ha fornito l’hardware di connessione, di aver sottostimato i costi e implementato in modo errato la connettività wireless.

La replica di Airspan ci va giù pesante: non è la tecnologia WiMax il problema, come ha voluto dichiarare il CEO di Buzz, è invece il modo in cui è stata adottata, l’investimento insufficiente e l’impermeabilità alla necessità di un maggiore supporto esterno da parte di terzi.

In sostanza, Airspan accusa il suo cliente: per bocca del CEO dell’azienda, Declan Byrne, ha fatto sapere che i dispositivi forniti dall’azienda comprendono soluzioni micro- e macro-cell, con Buzz che ha optato “per le stazioni base a microcella per poter ridurre i costi. Una problematica esplicitamente legata all’equilibrio tra range del servizio e costi da sostenere”. Airspan ha dunque inutilmente offerto i suoi dispositivi HiperMAX pensati per l’utilizzo dei dispositivi desktop indoor, e questo ha provocato i problemi denunciati da Buzz, in particolare l’impossibilità di un comodo utilizzo del VoIP da parte dei suoi clienti.
Ma Buzz sarebbe scoperto secondo Airspan anche nella gestione del traffico (QoS). Buzz non avrebbe adottato le misure tecniche minime per collegare i dispositivi Airspan ad Internet. “Fin dall’inizio, i servizi tecnici di Airspan avevano determinato che la rete di Buzz non era sufficientemente dimensionata, causa la necessità di contenere i costi, e non disponeva di un QoS efficiente, e che questi fattori erano la causa diretta dei problemi di qualità del VoIP sulla rete”.

Come se non bastasse, Airspan sostiene di aver offerto a Buzz persino di finanziare l’analisi della situazione da parte di una parte terza, ma proprio Gart Freeman avrebbe deciso di procedere per la propria strada senza l’aiuto di nessuno.

Byrne è dunque molto diretto: “Il signor Freeman ha rifiutato l’aiuto di terzi, Buzz Broadband non ha investito sufficienti risorse tecniche e finanziarie per mettere in campo una rete funzionale alla soddisfazione dei propri clienti (…) È spiacevole che il signor Freeman abbia sentito il bisogno di diffondere in un modo tanto esplicito le proprie difficoltà. Il WiMax si è dimostrato già un enorme successo dal punto di vista tecnico, e le accuse di Buzz, anche se possono essere così facilmente dismesse, rappresentano una distrazione per l’industria del WiMax e sostanzialmente un disservizio ai milioni di utenti di banda larga soddisfatti nel Mondo”.

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