Roma – Contro erano quasi tutti ma l’Autorità TLC è andata avanti per la sua strada e, di concerto con il ministero delle Comunicazioni, ha dato il suo via libera al WiMax all’italiana, quel wireless potente ma blindato di cui tanto si è parlato. Una blindatura, però, che non è piaciuta ad una società del settore, che ha deciso di impugnare le scelte dell’Authority, contestandole alla radice.
Ne parla morse.it, ripreso dall’associazione AntiDigitalDivide. MGM Production Group Srl ha depositato il proprio ricorso presso il Tar del Lazio con la richiesta di annullamento della delibera che determina le procedure per l’assegnazione delle frequenze (la 209/07).
L’azienda, che già dispone di una licenza WiMax regionale in Germania, parrebbe ritenere ingiustificata l’ammissione alla gara degli operatori che già dispongono di frequenze broad band wireless, vale a dire i carrier UMTS. Una delle ragioni, peraltro, per cui persino prima che il bando WiMax venisse pubblicato, molti già temevano che le frequenze del “nuovo” wireless a banda larga sarebbero finite nelle mani dei soliti noti.
Non stupisce, dunque, che ad opporsi al ricorso di MGM non sia il solo ministero delle Comunicazioni, ma anche Wind, Vodafone, TIM, H3G e Telecom Italia spa. “Si direbbe – commenta morse.it – la definitiva dimostrazione che gli operatori mobili hanno tutta l’intenzione di accaparrarsi le frequenze ed evitare ad altri di entrare nel recinto del mobile”.
Da parte sua AntiDigitalDivide dichiara di non stupirsi del “fatto che proprio quelle società che controllano il mercato dei servizi di telefonia mobile di terza generazione, detentrici delle licenze UMTS, e il mercato della banda larga (Telecom Italia è operatore STRA-Dominante) vadano in soccorso dell’AGCOM e del Ministero delle Comunicazioni. Questo rapporto di “mutuo soccorso” tra controllori e controllati già verificatosi in altre occasioni non è proprio indice di trasparenza e indipendenza dei ruoli”.
Cosa accadrà? I termini del bando rimangono validi e sono naturalmente al centro delle attenzioni dei soli operatori che potranno permettersi di competere per quelle frequenze alle condizioni decise dall’Autorità. Ma ora esiste una possibilità che il TAR del Lazio nelle prossime settimane giudichi fondato il ricorso di MGM: se questo accadesse, la delibera stessa vacillerebbe, e con essa tutto l’impianto del WiMax all’italiana. Da lì si perverrebbe sicuramente ad una più lunga guerra giudiziaria, che potrebbe impantanare ulteriormente il lancio del WiMax.
Un piccolo prezzo da pagare, potrebbero pensare in molti, per ottenere un re-design del metodo scelto per introdurre il “vero wireless” anche nel nostro paese. Lo sostiene con forza proprio ADD: “Se da un lato questo ricorso potrebbe portare ad un ulteriore ritardo nell’assegnazione delle licenze WiMAX (l’Italia è l’unica tra le potenze europee a non aver ancora assegnato le licenze) dall’altro potrebbe scongiurare la monopolizzazione del mercato escludendo dalla gare per l’assegnazione i detentori delle licenze UMTS, così come avvenuto in altri stati (…) Dopo l’attesa di 2 anni vorremmo, infatti, evitare anche la beffa di avere un WiMAX snaturato e privato dei suoi punti di forza ovvero riduzione del divario digitale e apertura del mercato della banda larga e della telefonia (ultimo miglio)”.