Il colosso tedesco Bertelsmann pubblicherà le 50mila voci più cliccate dell’edizione tedesca dell’enciclopedia più famosa del web. Ma il popolo della rete insorge.
Un ritorno alle origini. Ma un ritorno non molto gradito ai più. Wikipedia, la rivoluzionaria e globalmente più famosa enciclopedia del mondo, disponibile gratuitamente sul web, arriva anche su carta, facendo fare un passo indietro al concetto di fruizione veloce ed economica e, soprattutto, di informazione proveniente dal basso. L’enciclopedia più famosa della rete, infatti, si trova sotto licenza GNU Free Documentation (GNU FDL), detta anche licenza di copyleft che, in contrapposizione ideologica al copyright, lascia a tutti la possibilità di servirsi dei contenuti, di modificarli, di distribuirli sempre sotto lo stesso tipo di licenza, possibilmente in un formato altrettanto libero. Non solo, Wikipedia fa capo anche ad una fondazione no profit che, per definizione, non dovrebbe consentire vendite a scopi lucrativi dei propri prodotti. Fatto sta, però, che lo scorso 23 aprile, il colosso editoriale tedesco Bertelsmann ha annunciato la pubblicazione su carta delle 50 mila (su 750 mila) voci più cliccate dell’edizione tedesca dell’enciclopedia, con lo scopo di venderla, da settembre, nelle edicole e librerie, al prezzo di 19,95 euro, contravvenendo in questo modo alle leggi che, moralmente, regolano le pubblicazioni coperte da copyleft. A livello legale, nulla da eccepire all’iniziativa di Bertelsmann. Secondo la legge, infatti, il gruppo editoriale non sarebbe nemmeno obbligato a pagare l’euro e cinquanta che, invece, destina, per ogni copia venduta, alla fondazione Wikipedia, proprietaria del marchio. Certo, non è il primo caso che Wikipedia viene utilizzata per scopi puramente lucrativi: basti pensare alle migliaia di giornalisti, in tutto il mondo, che ne usufruiscono per ogni tipo di notizia o informazione. Ad ogni modo, però, il concetto di impadronirsi dei contenuti divulgati e prodotti liberamente e gratuitamente dagli utenti, dal basso, per scopi palesemente lucrativi, come può essere la vendita cartacea di tali contenuti, è un passo indietro preoccupante, nonché un atto che mercifica qualcosa che invece merce non è per definizione. Per non parlare del fatto che l’attendibilità delle pubblicazioni Wikipedia, seppur molto alta, non è certo incontrovertibile e riscontrabile al cento per cento. Ma l’edizione gratuita e modificabile online può permettersi il lusso d’essere smentita, quella a pagamento (20 euro), non modificabile (perché su carta) e garantita dal colosso Bertelsmann, proprio non può permetterselo. Da Wikipedia, però, si segnala distensione, nonché un certo compiacimento per l’affare fatto. “È senza dubbio un’iniziativa pioneristica, ma coinvolgere un colosso dell’editoria come Bertelsmann è già un successo”, sostiene Kul Wahdwa, responsabile Sviluppo della Wikipedia Foundation. Ma nel web, intanto, impazza la polemica e gli internauti sono molto scontenti di questo progetto. Qualcuno di essi ha persino avuto un’idea “controrivoluzionaria”: perché non stampare Wikipedia e distribuirla gratuitamente? Chissà se poi la gente preferirebbe l’edizione a pagamento della Bertelsmann. (G.M. per NL)