Pesante: sono 3 miliardi gli account Yahoo violati nel 2013 e non “solo” un miliardo come era precedentemente stato dichiarato dalla società di servizi internet.
A rettificare (in pejus) la drammatica notizia è Verizon, gruppo telco statunitense che ha recentemente acquistato Yahoo.
Lo scandalo dei dati rubati era scoppiato (tardivamente) a settembre 2016, a margine delle trattative sul prezzo di acquisto di Yahoo da parte di Verizon: in seguito al crollo di credibilità dei sistemi di sicurezza della compagnia guidata da Marissa Mayer, il gruppo delle telecomunicazioni americano aveva decurtato 350 milioni di dollari dal prezzo d’acquisto – inizialmente di 4,83 miliardi di dollari, valore già irrisorio se si pensa che nel 2000 Yahoo valeva ben 125 miliardi di dollari.
La rivelazione della reale disastrosa portata della violazione degli account costringe Oath, società editrice di contenuti e concessionaria pubblicitaria creata da Verizon attraverso l’acquisizione e fusione di Aol e Yahoo, a inviare notifiche agli altri 2 miliardi di utenti il cui account è stato bersaglio dell’attacco hacker che ha trafugato informazioni riguardanti username, password, domande e risposte di sicurezza, numeri di telefono e date di nascita degli utenti.
Yahoo è ancora al centro del ciclone: è stata citata in giudizio con 43 differenti class action realtive ai problemi di sicurezza; è oggetto di indagine della Sec (ente federale statunitense di vigilanza della borsa valori, analogo dell’italiana Consob) per capire se l’incidente avrebbe potuto e dovuto essere reso noto prima; inoltre, a fine mese Yahoo potrebbe essere chiamata a testimoniare sugli attacchi nel processo intentato dal Dipartimento di Giustizia americano contro quattro persone incriminate come responsabili, tra cui due membri dell’intelligence russa mandanti degli hacker con lo scopo di impossessarsi di informazioni utili a spiare diplomatici, giornalisti e impresari di rilievi.
Verizon ha dichiarato che tali rivelazioni non incideranno sull’acquisizione, che è già stata conclusa per 4,48 miliardi di dollari e con la quale Lowell McAdam, patron di Verizon, si è impegnato a rinunciare al diritto di far causa ad Altaba, fondo fiduciario che raccoglie ciò che è rimasto di Yahoo. Del resto gran parte dei costi e delle passività dei contenziosi ricadranno proprio su Altaba, ma non è peregrino immaginare che Verizon avrebbe ulteriormente ritoccato il prezzo di acquisto se solo fosse stata al corrente della violazione di tutti gli account al momento opportuno. (V.D. per NL)