Twitter a pagamento: non è il solito infondato allarmismo virale che invade le newsfeed, ma un’idea che inizia a solleticare le menti dei creatori del social cinguettante.
Non c’è alcun progetto concreto, ma sembra che il presidente Jack Dorsey & co. stiano ipotizzando la creazione di servizi premium dedicati a media, giornalisti e inserzionisti pubblicitari fruibili dalla piattaforma di gestione TweetDeck, come confermato in un’intervista rilasciata al sito The Verge. L’intenzione dichiarata sarebbe quella di offrire “strumenti per visualizzare e gestire i tweet, funzioni come notifiche, analisi dei trend, statistiche avanzate, sistemi avanzati per la composizione e la pubblicazione dei contenuti e una dashboard personalizzabile”, ma i dettagli sono tutti da definire: Twitter ha avviato una fase di sondaggio presso gli user, per comprenderne le esigenze e i desiderata al fine di creare un servizio aggiuntivo davvero utile e quindi appetibile anche a pagamento. La società punta probabilmente ad una nuova fonte di ricavi, per dare supporto a quella pubblicitaria che fa fatica a sostenere il marchio: le aziende hanno mostrato chiaramente di preferire Facebook per i propri investimenti nel marketing online perché il social network di Zuckerberg consente di raggiungere un pubblico molto più vasto e –allo stesso tempo – suddividerlo in micro-segmenti per pubblicizzare efficacemente prodotti di nicchia. Un’attenta analisi di mercato potrebbe condurre Twitter a creare un buon prodotto, ma sorge qualche dubbio sul guadagno in competitività rispetto alla concorrenza: parte dei servizi che si vorrebbero implementare in versione a pagamento, infatti, sono già disponibili e gratuiti su Facebook che, attraverso Business Manager e Power Editor, offre strumenti professionali di content management, analisi e statistiche. Il problema è più a monte: le aziende non sono attratte da strumenti di misurazione integrati e più evoluti ma dalla massa critica, mentre Twitter – così com’è – ha una struttura comunicativa che lo rende “elitario” e prediletto specialmente da scienziati e professionisti della comunicazione (giornalisti, editori) per la semplice condivisione di articoli. Per questi stessi motivi, è molto più interessante la prospettiva dei servizi premium dedicati a media e giornalisti, purché incentrati sull’elemento che davvero caratterizza Twitter, cioè essere uno strumento di misurazione della reputation soprattutto nel mondo dell’informazione, utilissimo – ad esempio – per gli uffici stampa delle aziende che vogliono sapere chi (e in che modo) parla del proprio marchio, nonché per i ricercatori che puntano ad innalzare l’indice bibliometrico dei proprio articoli (già da qualche anno i tweet sono elemento valido per calcolare l’impatto e il numero di citazioni delle pubblicazioni scientifiche). Anche questi sono servizi già esistenti, ma con versioni complete a pagamento di applicazioni e siti esterni a Twitter, perciò la chiave di volta di TwitterDeck premium potrebbe proprio essere quella di integrare questo tipo di utilità, attraendo gli investimenti mirati alla misurazione della reputazione. (V.D. per NL)