Non è ancora morta la vecchia e cara televisione analogica, generalista, da salotto, che già i suoi eredi sappaiono forti, competitivi, convinti delle proprie potenzialità. Dopo l’avvento della Iptv (televisione trasmessa tramite protocollo internet), la diffusione in Italia della tv di Fastweb e di Telecom, stiamo assistendo alla proliferazione di piccoli o grandi progetti per una tv via web che sia totalmente diversa da quella che vediamo oggi, che assume una fisionomia più adatta al web e si distacchi dai contenuti della televisione classica, quella dell’era generalista. Proprio il fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia, è il fautore di uno dei progetti più ambiziosi in questa direzione: da luglio 2005, infatti, è partito il progetto di Babelgum (per il momento riservato al pubblico di lingua anglosassone), una web tv “aperta” (sul piano dei contenuti, sfruttando l’on-demand), fatta di contenuti provenienti dai suoi utenti, originali, spesso produzioni professionali, in ogni caso protette dal copyright e retribuite in caso di successo (si parla di 5 euro ogni mille “visite” per i creatori del video). Altro progetto interessante è quello che sta portando avanti il guru di Skype, Niklas Zennstrom (foto), con il lancio di Joost, un servizio di internet video broadcasting, che sfrutta il P2P (Zennstrom, creatore, tra l’altro, di Kazaa, è un grandissimo esperto di applicazioni basate sui protocolli P2P), lasciando quindi grande libertà di immissione e fruizione di contenuti ai propri utenti (salvaguardando, in ogni caso, il diritto d’autore). Ultima proposta del settore è l’italianissima Sharemedia, definita da Renato Brunetti (Presidente di Unidata, partner di Unicity nella realizzazione della piattaforma) “una soluzione tecnologica più che un’offerta di contenuti”. “Il nostro approccio” – continua Brunetti – “è aperto ma non basato su architetture peer-to-peer come Joost. L’obiettivo è garantire una qualità ben precisa, cosa che il p2p non può fare”. Sharemedia, quindi, sarà un web tv on-demand (con tanto di protezione dei diritti di Microsoft e dei file trasmessi), “ibridata” da contenuti streaming, sullo stile della tv tradizionale. Il futuro, abbiamo visto, guarda all’ibridazione della tv con il web, prima di passare, in via definitiva, alla tv come playlist scelta liberamente dall’utente, totalmente on demand. Secondo l’“Economist” nel 2010 la Iptv chiusa, quella downloadabile in p2p e quella on-demand varranno in totale un giro d’affari pari a 12 miliardi di dollari, tra spot, pay per view ed abbonamenti. Il futuro della tv è arrivato, forse un po’ in anticipo rispetto alle aspettative di coloro che con la tv analogica e generalista hanno costruito degli imperi. (L.B. per NL)