Web tv. Operatori online combattono per lo sport: futuro basato su possesso dei diritti

La previsione giunge dalla società di ricerca Juniper, che nel suo ultimo report spiega il potenziale dirompente che gli over-the-top (ott) avranno tra le mani tra qualche anno proprio sui diritti tv di tutti i principali sport.
Ci vorranno ancora alcuni anni – è la previsione generica che Windsor Holden, autore del report, ha confessato in un’intervista a ItaliaOggi di venerdì 10 aprile -, per diverse ragioni. Intanto a oggi non c’è un grande utilizzo da parte dei telespettatori dei servizi di streaming esistenti per guardare lo sport, anche di quelli gratuiti. E se si considerano i costi dei diritti dei maggiori eventi sportivi si comprende come siano necessari alti numeri di audience per ripagarli. In secondo luogo – ha aggiunto Holden – bisogna considerare la durata degli attuali diritti: in Uk c’è appena stata l’asta del calcio per i prossimi tre anni, negli Usa i diritti sono assegnati per periodi molto più lunghi e si arriva a dieci anni, ma c’è da immaginare che tra una decina di anni i servizi di streaming siano molto più diffusi e forti di quanto lo siano oggi. Direi che comunque per tutti i paesi, Italia compresa – ha concluso il manager – entro la fine del decennio gli ott avranno un grosso impatto sul mercato dei diritti tv”. Netflix, Amazon&co insomma potrebbero presto sbarcare nel mercato sportivo: dopo aver iniziato a produrre serie tv originali, come la fortunatissima saga di House of Cards, i colossi del web potrebbero avere un impatto enorme sul mercato delle partite di calcio, basket, hockey e di tanti altri sport. Ma questa scossa potrebbe non essere omogenea ed equivalente in tutto il mondo, dal momento che, come risaputo, i diversi paesi reagiscono in maniera differente all’introduzione delle innovazioni. Nella nostra penisola ad esempio, il mercato non si è mostrato molto aperto allo streaming: l’asta per i diritti calcistici dello scorso anno – con base di partenza fissata a 55 milioni di euro, poi tramutata in trattativa privata libera – non ha assegnato il pacchetto E, quello per tre partite in diretta alla settimana in streaming online su varie piattaforme, tv comprese. Il pacchetto E è quindi rimasto orfano, mostrando il chiaro segnale di come l’innovazione in Italia finora non riesca a decollare. Se per Juniper gli ott avranno bisogno ancora di qualche anno per farsi definitivamente strada nell’universo dei diritti sportivi, di tutt’altro avviso si è mostrata Ovum, società di ricerca concorrente di Juniper, che non ha perso tempo per criticare e controbattere le dichiarazioni dell’avversaria: secondo l’analista Ed Barton infatti, se è vero che gli ott hanno aperto con successo allo streaming di canali tv (non fermandosi più soltanto al mercato on demand), non va dato comunque per scontato che gli operatori online riescano in futuro ad accollarsi gli alti costi dei diritti sportivi. Il motivo, come riporta l’articolo di ItaliaOggi, è racchiuso nella tipologia e nel modello di business di Netflix e simili: la possibilità di sottoscrivere contratti mensili senza vincoli di tempo, non garantisce un parco clienti sicuro, come avviene invece per le pay tv tradizionali, che possono offrire lo sport, forti dei loro abbonamenti annuali. “Se ti metti nella condizione di pagare un miliardo di dollari all’anno per i diritti sportivi – ha spiegato Barton – e non hai un’idea molto buona di quanti soldi sarai capace di farci su, questo è molto vicino al suicidio commerciale”. (V.R. per NL)

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