Di questi tempi sembra si parli solo di Twitter e dell’acquisizione da parte di Elon Musk. Dimenticando che la stella nascente (anzi, ormai quasi adulta) del mondo social, Tik Tok, continua a porre numerosi problemi, probabilmente più gravi. Tra questi, il possibile spionaggio per conto del governo cinese e le irrisorie royalties pagate alle grandi label discografiche; problematica questa recentemente sollevata da Billboard e da Bloomberg.
Tik Tok
Tik Tok viene creato nel 2016 dalla società cinese (con sede nelle isole Cayman) Bytedance sulla base dell’esperienza e degli utenti di musical.ly.
musical.ly
Cioè un social dedicato alla condivisione video dove i creators si esibiscono in lip-synching (quello che in Italia viene chiamato playback).
Qualche dato
Il social è oggi terzo a livello mondiale con una crescita costante a due cifre e una base utenza prevista a circa 755 milioni a fine 2022. A titolo di paragone, Facebook è al momento in fase di stagnazione con circa 2,9 miliardi di utenti (che includono ormai molte persone decedute, oltre ai soliti gatti).
Riservatezza?
Ma la piattaforma presenta alcuni problemi, evidenziati perfino dalle prime righe di Wikipedia: “ByteDance è stata spesso oggetto di critiche per la sua politica di sorveglianza degli utenti le ripetute accuse di essere aperta alle richieste di censura da parte del partito comunista cinese”.
Tracking & location
Sorveglianza che avviene anche tramite la registrazione (tracking) degli spostamenti (location) di numerosi utenti finali.
Bannata, anzi no
Per questo motivo, come avevamo a suo tempo riportato, nel 2020 l’amministrazione Trump aveva imposto alla società di spostare i propri dati su infrastrutture statunitensi, pena il “ban” nel territorio degli Stati Uniti.
Tik Tok oggi
Dove sono dunque i server di Bytedance ? La situazione attuale non è affatto chiara, in quanto numerose fonti affermano che i dati degli utenti americani risiedano effettivamente su server Oracle, ma il responsabile stesso della “difesa dei dati” di TikTok ha affermato che il ruolo di Oracle sarebbe di fornire “bare metal”, soltanto infrastruttura.
Come no!
Come dire che dalla Cina dati e metadati sono comunque accessibili.
Tik Tok vs Labels
Veniamo alla notizia diffusa da Bloomberg l’8 novembre e da Billboard il giorno precedente. Le labels, le grandi case discografiche, stanno iniziando fare cartello per contrastare la politica di royalties di Tik Tok.
lip-syncing
Come detto, fino dalle proprie origini Tik Tok ha fatto del lip-syncing uno dei punti forti della piattaforma. Recentemente si è passati alla danza o anche a tutt’altro contenuto; ma quasi sempre su base musicale.
L’algoritmo
Grazie all’algoritmo di Tik Tok (che come è noto decide quale video promuovere inserendolo a viva forza nel feed degli utenti), nessuno è però in grado di prevedere se un brano sarà o meno un successo.
Dumb Dumb
Billboard porta l’esempio di Dumb Dumb di Mazie passato da 10.000 a 1,4 milioni di visioni al giorno nel giro di due settimane.
Ricavi
Ebbene, praticamente tutti i ricavi per l’artista arrivano da YouTube e da Spotify, i siti dove l’utente curioso si reca per eventualmente ascoltare il brano in originale. Ma non da Tik Tok, dove il pezzo viene scoperto e ascoltato spesso per la prima volta.
Contratti personalizzati
Bytedance infatti non ha una politica fissa per le royalties girate ad artisti ed editori: preferisce piuttosto deal negoziati individualmente.
5000 dollari per mezzo milione di visualizzazioni
Ma si tratta – come spiega a Billboard “un manager” – di cifre “orripilanti“: in un caso, per un video visto da mezzo milione di persone il ricavo è stato inferiore ai 5000 dollari.
Indie
Sembra poco? Doveva invece trattarsi di una label potente, perché un milione di views può “portare nelle casse di un’etichetta indie anche solo 8 dollari“.
Definizioni
Per rispondere alle critiche, il responsabile globale del settore musica di Tik Tok, Ole Obernmann ha spiegato che la sua “non è una piattaforma di streaming“, visto che su questa “si guardano i video e non si ascoltano i brani nella loro interezza“.
@jestinace Is it better when it’s slowed down? #brucespringsteen #dancinginthedark #80s #classic #music #foryou #fyp #rock #throwback #bornintheusa #slowed ♬ original sound – jestinace
Trentatré quarantacinquesimi
A nostro avviso Tik Tok ha ragione a metà. Analizziamo ad esempio il video dove si dimostra che “Dancing in the Dark” è migliore se ascoltato a 3/4 della velocità normale: dura 1 minuto e 22 secondi. Se suonato alla velocità corretta si tratterebbe di un minuto, un quarto della durata del brano originale.
Chi deve pagare chi
È una questione che ben conoscono fotografi e creativi: chi paga chi? Dal punto di vista della piattaforma, la distribuzione su milioni di utenti di brani magari sconosciuti è un valore apportato dal social ai musicisti (che dovrebbero secondo questa logica essere piuttosto loro a pagare).
Suono, ergo sum
Ma a sentire gli artisti, Tik Tok guadagna in base anche al fatto che il loro brano esiste ed è apprezzato (e secondo quest’altro punto di vista il flusso finanziario dovrebbe essere opposto).
Blurred concepts
Ma è pur vero che in un quarto di un brano ci sta spesso quasi tutta la parte creativa e inoltre la causa Thicke vs eredi Marvin Gaye (per Blurred lines, qui la versione originale) ha dimostrato che secondo i giudici prevalgono i diritti degli autori di un brano anche quando la parte ripresa da terzi è minima e totalmente snaturata.
Conclusioni
Impossibile prevedere chi avrà la meglio: ByteDance non è una società statunitense, nessuno sa dove siano veramente i server e resta il dubbio sulla giurisdizione competente nel quale cercare di far valere i propri presunti diritti. (M.H.B.)