Quante cose accadono in un minuto sul web? Excelacom, società di consulenza statunitense, ha condotto un’analisi di ciò che succede in un minuto medio nel mondo digitale anno dopo anno.
Sono molteplici i dati digitali prodotti dagli utenti ed è interessante analizzarli sia per quanto riguarda le abitudini di consumo individuali, sia al fine di predisporre modelli commerciali aderenti all’andamento del mercato e alle richieste del pubblico.
Guardando nel dettaglio l’andamento degli ultimi anni delle piattaforme più conosciute, è possibile constatare come Google – con 2,4 milioni di ricerche al minuto nel 2016, passate a 3,5 milioni nel 2017 – sia in splendida forma.
Un altro colosso che sta registrando un ottimo cammino è Amazon; osservando la fatturazione relativa alle vendite, l’azienda fondata da Jeff Bezos può vantare un progresso significativo: è passata da 83.000 $ fatturati al minuto nel 2013, a 203.000 $ nel 2016, a 265.000 $ nel 2017. La ricerca ha analizzato anche il numero di download di app in un minuto medio effettuati su Applestore: 47.000 download nel 2013, dato cresciuto a 51.000 nel 2016 e a 58.000 nel 2017.
Come riportato dal New York Post, secondo indiscrezioni, Google, Amazon e Apple – visto anche il loro buon andamento – figurerebbero tra i possibili acquirenti di Condé Nast. Il network statunitense, editore di famose testate come Vanity Fair e Vogue, non sta passando un buon periodo: chiuderà il 2017, definito “terrible year”, con mancati ricavi attorno ai 100 milioni di dollari e con tagli di circa 200 posti di lavoro. Ovviamente non c’è nulla di ufficiale e definitivo, ma l’andamento del settore editoriale è già caratterizzato dalla tendenza all’irrobustimento per mezzo di acquisizioni: si ricordi, ad esempio, l’ingresso di Time Inc. nel gruppo Meredith Corporation. Non pare quindi improbabile che si possa arrivare ad una vendita del gruppo editoriale della famiglia Newhouse e tra i vari possibili acquirenti, oltre ai tre big, ci sarebbe anche la diretta concorrente Hearst (gruppo che in Italia annovera tra le sue testate i periodici Elle, Marie Claire, Cosmopolitan, Gente e Gioia!).
Tornando allo studio svolto da Excelacom e osservando il settore dei video on line, YouTube è passato da 1,3 milioni di video visualizzati in un minuto medio nel 2013, a 2,8 milioni nel 2016, a 4,1 milioni nel 2017, cifra quest’ultima che è però ben lontana dai 7 milioni di video al minuto di Snapchat.
L’azienda di Los Gatos registra un passaggio da 77.000 ore viste in un minuto medio nel 2015 a 80.000 ore nel 2017, sembrerebbe quindi che Netflix sia arrivata ad un livello di pieno.
Un’altra piattaforma che parrebbe aver raggiunto la saturazione è Facebook: i login in un minuto medio nel 2013 erano 277.000, cresciuti poi a 701.000 nel 2016 e a 854.000 nel 2017. Nonostante ciò, il mondo di Mark Zuckerberg non smette di evolversi e di introdurre novità. Dal prossimo anno verranno inseriti i video pre-roll, ossia spot pubblicitari di 6 secondi che appariranno prima che i filmati partano. Questa nuova modalità coinvolgerà solamente Facebook Watch, la piattaforma interna al social network che permette agli utenti di guardare in streaming svariati contenuti video (servizio disponibile per ora solo negli Stati Uniti).
Anche Twitter sembra ormai aver raggiunto il limite: nel 2016 ha registrato 347.000 tweet al minuto, passati a 350.000 nel 2017.
Un’applicazione che, invece, ha un ottimo andamento è Whatsapp. Il servizio di messaggistica istantanea lo scorso anno ha contato 20,8 milioni di messaggi al minuto, cresciuti a quasi 30 milioni nel 2017. Non sono, tuttavia, state soppiantate le e-mail: lo scorso anno in un minuto medio ne sono state mandate 150 milioni, cresciute a 156 milioni quest’anno.
Osservando i dati delle piattaforme di musica in streaming, emerge come Spotify conti 38.000 ore scaricate in un minuto medio nel 2016, aumentate a 46.000 nel 2017. Pandora, invece, è passata da 61.000 ore nel 2013 a 43.000 nel 2017; nonostante il calo, si attesta su buoni livelli (i dati riguardanti la ricerca di Excelacom sono tratti dal quotidiano Italia Oggi).
Legato a tutto ciò non si può non menzionare il campo della pubblicità digitale, che permette alle piattaforme sopra citate di offrire i propri servizi. In particolare, l’Interactive Advertising Bureau, ossia la più importante associazione nel campo della pubblicità digitale a livello mondiale, nella sua sezione italiana (IAB Italia) ha recentemente dato il via ad un Beauty contest finalizzato ad individuare uno o più partner che certifichino la qualità dei bacini pubblicitari on line. Come riportato in un comunicato del 19/12/2017, “il tema della qualità nell’ambito dell’online advertising è cruciale per attirare nuovi investimenti e fornire agli utenti un’esperienza di fruizione sempre più appagante. […] L’Italia resta ancora una nazione Tv-centrica in termini di investimenti pubblicitari e, per aumentare la fiducia degli investitori nei confronti di internet, si devono intraprendere alcune iniziative di sistema”, come questo sistema di certificazione qualitativa. L’associazione che rappresenta l’intera filiera del mercato della comunicazione interattiva in Italia vuole così fornire agli editori (non OTT) un utile strumento volto a valorizzare parametri come la cura dei contenuti, l’adeguatezza dei layout o la trasparenza sui dati di traffico. Il Direttivo di IAB Italia, tramite questo progetto, “punta a fare chiarezza su alcuni temi sensibili per il mercato, come la brand safety dei contesti in cui la pubblicità viene erogata, la viewability degli annunci e l’utilizzo di formati pubblicitari più leggeri e rispettosi dell’esperienza di navigazione degli utenti”. Si cerca, quindi, di valorizzare i piccoli editori, affinché gli investimenti su internet non siano esclusivo appannaggio degli OTT. (G.C. per NL)