Durante la conferenza di presentazione dei risultati ottenuti nel 2018, il cofondatore e ceo Daniel Ek ha fatto il punto della situazione.
Spotify ha registrato un aumento del 40% delle utenze in abbonamento nel terzo trimestre 2018, dato confortante per l’azienda svedese, considerato che le principali entrate sono costituite proprio dalle sottoscrizioni, mentre la raccolta pubblicitaria – sebbene cresciuta del 30% – pesa solo per 142 milioni di euro sui ricavi del trimestre, arrivati a 1,35 miliardi (+31%).
Non sorprende che la piattaforma di streaming musicale sia in crescita, visti anche i dati dell’ultimo Report della International Federation of the Phonographic Industry, secondo il quale l’86% delle persone nel mondo ascolta musica prevalentemente in streaming.
Dato ancora più interessante, di questa tecnologia se ne serve il 57% degli utenti tra i 16 e i 21 anni, dimostrandosi come fascia di consumatori più sensibile ai progressi tecnologici del settore.Le potenzialità del settore, però, attraggono anche tutta la spietata concorrenza di Apple, Amazon e Youtube (che, nonostante sia una piattaforma il cui core business è costituito dai video, si rivela essere ancora molto usata per l’ascolto di playlist e brani musicali).
Le strategie di Spotify per resistere e sperare di migliorare le proprie performance (ancora lontane dall’essere redditizie per il cofondatore e ceo Daniel Ek e per la compagnia) sono costituite dalla differenziazione e dagli accordi con altri soggetti.
Spotify, infatti, sta espandendo la propria offerta con i podcast, nel tentativo di accaparrarsi la fetta di mercato dei contenuti audio non musicali che “è ancora agli albori – come ha dichiarato Daniel Ek durante la conferenza di presentazione dei risultati – ma avrà un posto importante”.
Inoltre, sul versante degli accordi, la piattaforma di musica in streaming sta cercando il dialogo diretto con gli artisti, affinché questi affidino i propri brani direttamente al distributore digitale, trascinando il seguito di fan sulla piattaforma, con buona pace delle case discografiche già sulla difensiva rispetto a questa ingerenza di Spotify.
Non da ultimo, ci sono gli accordi con le case produttrici di smartphone, per la messa in commercio di telefonini che abbiano l’app installata di default, nonché con Sky per operazioni di marketing congiunte Dazn-Spotify (come sta già avvenendo in Giappone).
Di tali temi si parlerà in occasione del Convegno organizzato a Milano dalla Regione Lombardia il 21/11/2018 dalle 9.30 alle 13.30 presso la Sala Pirelli dell’omonimo palazzo. (P.B. per NL)