Terzo Rapporto Auditel-Censis: il vero distanziamento sociale? Quello di 3,5 milioni di famiglie italiane. Che, non avendo nemmeno uno smartphone, durante il lockdown hanno vissuto gravi difficoltà. E, di fatto, sono rimaste totalmente isolate.
L’unica conseguenza positiva del Covid 19?
La fortissima accelerazione impressa all’alfabetizzazione digitale del Paese: spaventati dalla malattia, costretti a coabitare 24 ore su 24, a doversi dividere gli spazi e gli schermi domestici, gli italiani hanno scoperto che senza una buona connessione ad internet nessuna attività era più possibile. E hanno reagito velocemente: nuovi device, nuove connessioni e più veloci, nuove abitudini di fruizione.
Il timbro del Terzo Rapporto Auditel-Censis
È quanto certifica il Terzo Rapporto Auditel-Censis, significativamente intitolato L’Italia post lockdown: la nuova normalità digitale delle famiglie italiane, presentato stamane a Roma nella Sala Zuccari del Senato.
Il Rapporto, che si fonda sulla Ricerca di Base Auditel (7 waves l’anno, 20mila abitazioni visitate, 41mila interviste face-to-face) è il frutto di una straordinaria opportunità d’indagine sociale. I ricercatori di Auditel hanno intervistato le famiglie italiane prima dell’inizio del lockdown e dopo la fine del lockdown, scattando una fotografia nitidissima dei cambiamenti che il Covid-19 ha prodotto nella nostra società.
Le famiglie nell’era del Covid-19
E, infatti, il Rapporto racconta dettagliatamente come le famiglie sono entrate in questo particolarissimo periodo in termini di dotazioni personali e familiari, tecnologia di accesso e comportamenti di fruizione; come hanno affrontato e superato (non tutte) le difficoltà della clausura domestica trasformandola in una leva di cambiamento; e, soprattutto, come hanno modificato le abitudini dopo il lockdown, raggiungendo la piena consapevolezza della loro ‘nuova normalità digitale’.
Il Terzo Rapporto in dettaglio
Sono cresciute dell’1,4% le famiglie connesse, ma soprattutto è migliorata la qualità della connessione: le famiglie dotate di connessione sia fissa che mobile, infatti, sono aumentate del 12,4%, mentre quelle con sola linea mobile si sono ridotte del 32,8%.
11 milioni e 800mila famiglie, pari al 48,6% del totale, in cui vivono 32 milioni e 800mila individui, pari al 54,3% degli italiani, hanno svolto almeno un’attività online durante il lockdown (per 8 milioni e 200mila famiglie e 24 milioni e 300mila individui era la prima volta). E, pur con qualche difficoltà, legata alla disponibilità di banda larga e di device non uguale per tutti, gli italiani si sono cimentati da casa nelle attività di studio, lavoro, svago della vita quotidiana. E ne sono stati soddisfatti.
Nello specifico
Il 31,7% delle famiglie italiane ha fatto acquisti di prodotti non alimentari su internet; il 20,8% ha svolto attività di studio a distanza (per il 15,2% era la prima volta); il 17,5% ha lavorato in smart working (per l’11,3% era la prima volta).
Il lockdown, quindi, ha rappresentato un formidabile acceleratore di innovazione per le famiglie, spingendo anche quelle che erano rimaste più indietro a dotarsi di una connessione internet che le rendesse in grado di svolgere quante più possibili attività a distanza.
80,6% degli italiani connessi
Sono aumentati gli italiani che si collegano alla rete (47 milioni e 200mila, pari all’80,6% della popolazione con più di quattro anni).
E’ aumentata la frequenza dei collegamenti (42 milioni e 200mila italiani, pari al 72,1% della popolazione con più di quattro anni, si connettono tutti i giorni) insieme al numero dei device utilizzati.
Indirizzare il cambiamento in atto
“Il terzo Rapporto Auditel Censis è uno strumento prezioso che volentieri affidiamo alla decisione politica e al mondo delle imprese, che sono chiamati ad indirizzare il cambiamento in atto per trasformarlo in un’opportunità di crescita per il Paese” ha detto Andrea Imperiali di Francavilla, Presidente di Auditel, a margine della presentazione al Senato.
Capacità di adattamento degli italiani
“Durante il lockdown gli italiani hanno mostrato la loro capacità di adattamento e in milioni si sono esercitati, molti per la prima volta, ad utilizzare le nuove tecnologie nel lavoro, nello studio, negli acquisti, negli ascolti di contenuti audio e video, compiendo un grande balzo in avanti sulla strada della modernità. Oggi, di fronte alle nuove restrizioni che ci aspettano, siamo profondamente cambiati e più pronti ad utilizzare il digitale per vivere la vita normale”, ha spiegato Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.
Sfide future
“Leggere i dati di questo Rapporto ci aiuta a maturare la consapevolezza dell’era che stiamo vivendo e ci pone dinanzi a sfide future che coinvolgeranno tutte le istituzioni. Emerge quindi una dimensione nuova, quella digitale che incide profondamente sulle nostre vite”. Lo ha detto Andrea Martella, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Editoria.
Era digitale strategica per il Paese
“Il Rapporto evidenzia che sono nate e si sono affermate nuove abitudini destinate a rimanere. Siamo di fronte all’era digitale strategica per la crescita del nostro Paese e che dobbiamo assolutamente cogliere”. Questa la dichiarazione di Alberto Barachini, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai.
Disuguaglianze tecno-sociali
“Il Rapporto conferma la stretta correlazione tra sviluppo tecnologico e socio-culturale dell’Italia. L’accelerazione tecnologica ha, tuttavia, messo in evidenza disuguaglianze e fragilità all’interno della popolazione che è compito della politica colmare”. È intervenuto così Giacomo Lasorella, Presidente Agcom.
Mutamenti sociali in atto
Per Gian Carlo Blangiardo, Presidente Istat: “Il Rapporto offre un contributo importante e consente di cogliere i mutamenti sociali in atto. Rappresenta anche uno strumento originale per le scelte che le istituzioni in futuro dovranno intraprendere per lo sviluppo del Paese”. (E.G. per NL)