“La tecnologia è uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet.” Così la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha posto l’attenzione sul mondo della tecnologia nelle scuole.
“Quello che autorizzeremo – ha, precisato il vertice del dicastero alle agenzie – non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, bensì un nuovo strumento didattico”.
A un mese dalle elezioni, è in questo modo che la Fedeli mette a punto gli ultimi passi del suo mandato. La ministra ha deciso, infatti, di cancellare il divieto imposto negli istituti scolastici dalla circolare del 2007, dell’allora ministro Giuseppe Fioroni, entrata in vigore a causa dei primi casi di cyberbullismo.
Ora al fine di ufficializzare tale iniziativa manca solo la circolare, che la Fedeli punta a far pervenire in tutte le scuole prima del 4 marzo, giornata delle elezioni: “Bisognerà aspettare la fine della consultazione che aprirò nei prossimi giorni. Spero si possa fare in tempi rapidi ma approfonditi, perché si tratta di una fase molto seria”.
Rimane tuttavia del lavoro da svolgere anche per sviluppare la connessione a banda larga nelle scuole: la fibra arriva oggi a poco più di un istituto su 10 anche se il Miur puntualizza che “non dipende solo dal ministero dell’Istruzione ma anche da quello dello Sviluppo Economico”. Il piano nazionale per la scuola digitale ha messo a disposizione 1 miliardo e 200mila euro, ma ne sono stati spesi la metà.
Nel corso della legislatura appena terminata sono stati approvati una serie di decreti attuativi nei riguardi della legge 107/2015, ribattezzata da Matteo Renzi “La Buona Scuola“, entrata in vigore il 16 luglio del 2015, ma il percorso non potrà probabilmente essere completato prima del 4 marzo, per cui toccherà al nuovo governo finire il lavoro iniziato.
La Fedeli, parlando del suo successore, ha sottolineato che, “per quanto riguarda il mondo dell’istruzione, il governo che nascerà in seguito alle elezioni politiche di marzo dovrà innanzitutto attuare le deleghe che abbiamo fatto con la legge 107. Penso all’istruzione da 0 a 6 anni, alla qualità della formazione professionale e alla qualità e alla forma del nuovo reclutamento dei docenti.
Oltre a questo, secondo me, dovrà investire tantissimo nelle competenze e nella professionalità dei docenti, definendole anche meglio. Poi, contrastare sempre di più la dispersione scolastica con una innovazione di contenuto e didattica. Infine, andare avanti con gli investimenti nell’edilizia scolastica, ma anche in quella universitaria, per allargare le possibilità di ingresso all’università e recuperare il gap che il nostro Paese ha rispetto ad altri partner europei per quanto riguarda il numero di laureati”. Grazie ai tre miliardi in più sul tema istruzione ci sono state 87.000 assunzioni nel 2015 (a fronte di una media di 24.000 all’anno), anche se, al principio ne erano state messe in conto 150.000.
Per la prima volta in Italia invece, per quanto riguarda l’edilizia scolastica, quattro miliardi di euro sono stati spesi a metà settembre 2017 per mettere in sicurezza le scuole, migliorarle e adeguarle alle normative. Quasi 12mila gli interventi fatti, per un totale di poco più di 7.100 scuole interessate (su un totale di 42.000 edifici).
Si spera dunque che le ambiziose riforme proposte dal Ministero dell’istruzione possano garantire stabilità, sicurezza e l’adeguata e completa formazione di cui gli studenti hanno diritto e bisogno. (E.L. per NL)