Si tratta di una notizia che è rimasta relegata negli spazi della stampa di settore, sempre attenta alle evoluzioni di disciplina del commercio musicale.
Lo scorso 26 novembre la Commissione Affari Legali del Parlamento Europeo ha approvato (all’unanimità) la proposta di legge che, qualora ratificata dal Parlamento, introdurrà una significativa semplificazione per il rilascio delle licenze per la diffusione della musica in streaming. La proposta normativa, denominata Collective Rights Management Directive, si propone di consentire alle società operanti nel settore della musica online di veicolare i loro prodotti in tutto il territorio dell’Unione Europea in virtù di un’unica licenza di copyright validamente efficace per tutti i paesi membri. Tale risultato si potrà ottenere, secondo le intenzioni del legislatore europeo, previa creazione di un comitato tra organizzazioni per la gestione collettiva degli autori, legittimato poi al rilascio di licenze efficaci all’interno dell’intero territorio europeo. La proposta normativa, passata al vaglio della Commissione, comprende una serie di direttive che disciplinano l’attività di tali collecting; la novità di maggior rilievo è data dall’obbligo imposto a carico delle organizzazioni di distribuire i canoni in favore degli artisti entro il termine di nove mesi dalla fine dell’esercizio finanziario in cui gli stessi sono stati raccolti. Si tratterebbe di una conquista dei pionieri della musica on demand, di quelle società che, in modo inarrestabile, hanno fatto dello streaming la chiave innovativa della fruizione e del commercio di musica, dichiarando “guerra” al mercato illegale. La recente iniziativa del Parlamento Europeo non fa altro che recepire il consolidato “modello” di Spotify, fondato sulle licenze collettive; e forse queste, anche per il web, potranno rappresentare il futuro percorribile per la tutela dei diritti d’autore sulla musica. Attualmente la disciplina di settore in Europa è notevolmente più complessa, poiché le società che operano nei settori della musica in streaming e della musica online devono premunirsi di singole licenze di copyright per ognuno dei paesi membri nei quali intendano distribuire i loro prodotti musicali. Se si considera, inoltre, che attualmente le società che gestiscono i diritti degli autori (con relative licenze per ogni singolo stato) sono oltre 250, si può concludere che la futura riforma rappresenterà una forte e meritoria novità normativa. La semplificazione della nuova legge Collective Rights Management Directive potrà essere davvero un’incisiva innovazione del settore, poiché mira a ridurre drasticamente il numero delle società che gestiranno le licenze di copyright; si potrà passare, così, dal complesso regime delle licenze esclusive (per singolo stato) a quello più snello ‘sovranazionale’, con licenze valide per ognuno dei paesi dell’Unione. Restano le perplessità sui meccanismi di scelta delle rappresentanze degli operatori; ma per questo attenderemo le conseguenti regolamentazioni europee. (Italo Mastrolia – avvocato del Foro di Roma esperto di diritto d’autore e diritti connessi – fiduciario Consultmedia.it)