Il mondo del web non preoccupa molto i genitori, soprattutto italiani, forse inconsapevoli delle insidie a cui internet espone i loro figli.
E’ quanto emerge da una ricerca condotta dal network EU Kids Online mediante interviste a ragazzi di 25 paesi europei, di età compresa tra i 9 e i 16 anni, e a loro genitori. L’indagine, presentata lo scorso 7 febbraio per il Safer Internet Day, ha analizzato i principali rischi di internet, come la pornografia, il cyber bullismo, gli incontri virtuali e faccia a faccia con persone conosciute sulla rete, la ricezione di messaggi a sfondo sessuale, la diffusione e fruizione di UGC (User Generated Content) potenzialmente dannosi, l’uso improprio di dati personali. Dalla ricerca – finanziata dal Safer Internet Programme della Commissione Europea e coordinata della London School of Economics and Political Science – emerge che il 57% dei ragazzi ha un profilo su un social network, che 6 ragazzi su 10 naviga quasi tutti i giorni e che il 70% dei genitori ha fiducia nelle capacità di autodifesa dei propri ragazzi, il 39% dei quali, però, non prende in considerazione i consigli di mamma e papà. Ancora più fiduciosi, o forse più incoscienti dei rischi, i genitori italiani, l’82% dei quali ha dichiarato di ritenere improbabile che il proprio figlio possa imbattersi on line in una situazione spiacevole. Come riportato sul Corriere della Sera (edizione 08/02), secondo Giovanna Mascheroni, referente nazionale del progetto Eu Kids Online e ricercatrice di Osscom (Osservatorio sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano), “quello che più ci allontana dal resto d’Europa è proprio la convinzione che su internet non possa capitare nulla di male”. Inoltre, spiega la ricercatrice “molti genitori sovrastimano i rischi legati alla pornografia e ne ignorano altri come il bullismo online (…), giudicato esperienza molto dolorosa dai due terzi dei ragazzi”. Serve dunque maggiore consapevolezza da parte dei genitori dei pericoli della rete, il che implica necessariamente una loro maggiore conoscenza del web. Ma non basta. Occorrono anche interventi governativi per una maggiore tutela dei giovani. Spiega in merito al Corriere della Sera il direttore della polizia postale, Antonio Apruzzese, che nel nostro paese “sistemi di controllo parentale esistono da anni ma non c’è una grande cultura (…) soprattutto per i social network”. (D.A. per NL)