Quasi tutti i guadagni di Google derivano dalla pubblicità e il colosso lavora costantemente per migliorare i propri sistemi di advertising: ora i tempi sono maturi per un cambiamento radicale.
Come tutti sanno, Big G garantisce la connessione internet ad elevatissima velocità tramite Google Fiber in alcune città americane: bene ciò che invece non tutti sanno è che nell’abbonamento a Fiber rientra anche l’offerta televisiva (150 canali e vari servizi on-demand). E proprio nei giorni scorsi, tramite un comunicato stampa, la società californiana ha annunciato che a breve gli abitanti di Kansas City con abbonamento a Fiber potranno usufruire di annunci pubblicitari mirati, che si baseranno sulla cronologia di visualizzazione dei vari programmi tv. Ma perché si è arrivati a questa scelta? L’obiettivo di Google è molto semplice: portare le tecniche pubblicitarie del web all’interno del mondo televisivo. In questo modo potrà capitare che due amici che guardano la stessa partita in due case diverse visualizzino differenti pubblicità durante l’intervallo, in base ai gusti rilevati in precedenza: gli spot che verranno messi in onda saranno dinamici e terranno conto sia della posizione dell’utente, sia delle sue abitudini (ovvero ciò che guarda più spesso). La società guidata da Larry Page, come riporta un articolo di ItaliaOggi di martedì 24 marzo, ha annunciato il periodo di prova, chiamando a raccolta i business locali dell’area di Kansas City e spiegando che pagheranno soltanto per gli spot effettivamente visti dagli spettatori (esattamente come accade nel mondo del web). Questa strategia si presenta come un plus per gli investitori, in quanto non solo verranno colpiti gli utenti più affini ai determinati target pubblicitari, ma se ne conoscerà con precisione il numero, con un’esattezza che le sole rilevazioni degli ascolti non riescono ad avere. Un sistema di pubblicità ben mirato ed efficiente porterà benefici non solo a Google, ma anche agli spettatori che potrebbero effettivamente guardare contenuti pubblicitari che davvero li interessano. Quello che sta per essere messo in campo a Kansas City si configura come il primo step di un percorso che un giorno potrebbe portare BigG a rivoluzionare anche l’advertising in tv, dopo aver letteralmente fagocitato la gestione di quello online. E tutte queste prospettive minacciose non possono far altro che mettere in allarme gli operatori televisivi, già spaventati dalla possibilità che Mountain View, anche sul piccolo schermo, diventi ingombrante quanto lo è in rete. In realtà anche altri broadcaster si sono mossi in questa direzione, prima di Google: è il caso, ad esempio di BSkyB che a gennaio ha lanciato in Gran Bretagna in fase sperimentale il suo Sky AdSmart, in grado di mostrare e proporre spot personalizzati alle famiglie abbonate, sulla base della loro posizione geografica e delle loro caratteristiche. Ma gli utenti saranno felici di essere monitorati dai broadcaster, anche se l’intenzione è quella di offrire spot costruiti sulle loro preferenze, oppure verranno sollevati problemi di privacy? (V.R. per NL)