Bruxelles discute sulla possibilità di tassare i contenuti degli ott trasmessi in Europa e imporre percentuali di contenuti locali proseguendo così nella sua politica anti-ott; nel frattempo, Netflix inizia a competere nell’ambito talk e Amazon si prepara a portare il suo servizio on demand in Francia.
Una tassa sui contenuti trasmessi sulle reti europee e una quota minima di “produzione nazionale”: questa è l’idea dell’Europa per impedire di finire “colonizzati” dai player di oltreoceano come Netflix, Amazon, Google o Apple, approdati nel vecchio continente attraverso il web. Insomma, adottando una salviniana visione dell’economia globale, il vecchio continente sembra propendere verso l’idea di mettere i bastoni fra le ruote ai nuovi player ott, piuttosto che supportare i broadcaster locali che, evidentemente, un poco hanno sofferto l’avvento dell’on demand a pagamento, contrariamente a quanto affermano da mesi. E così, mentre le emittenti statunitensi come HBO ribattono colpo su colpo alla concorrenza della compagnia di Reed Hastings e simili, producendo contenuti che spopolano in tutto il mondo (uno su tutti: la serie cult Game of Thrones), quelle europee tirano la giacchetta di chi sta a Bruxelles; il meglio che ne viene fuori, così, è l’idea di tassare quei fornitori di contenuti che già sono (dichiaratamente) osteggiati dai player del settore e costretti a reinvestire tutti loro ricavi in produzione di contenuti (come nel caso di Netflix) e dalle legislazioni, che li mettono in coda a tutti per trasmettere quel poco materiale che gli viene concesso. Nel frattempo, i vari over the top si organizzano; mentre Amazon si prepara a lanciare il suo servizio di streaming on demand anche in Francia, Netflix crea Chelsea: il primo talk globale, tradotto in 20 lingue e a disposizione di tutti e 190 paesi in cui è presente il servizio; l’ingresso nell’ambito dei talk potrebbe portare in tempi brevi, la compagnia di Hastings anche in sentieri sinora inesplorati come le news. (E.V. per NL)