Il Mercato unico Digitale (digital single market) si fonda sull’eliminazione delle barriere nazionali tra gli Stati membri e rappresenta una priorità per le istituzioni europee.
Oggi, purtroppo, il mercato europeo è ancora troppo frammentato con conseguenze negative per i cittadini e le imprese. Il governo italiano, con la collaborazione di tutte le amministrazioni competenti, ha quindi predisposto un documento che rappresenta il punto di vista dell’Italia sul tema e lo ha trasmesso alla Commissione europea. La strategia digitale rappresenta uno strumento fondamentale per migliorare l’efficienza e la competitività globale dell’Unione europea. Nonostante i notevoli passi avanti compiuti dalla Strategia per un Mercato Unico Digitale, è necessario accelerare l’implementazione delle politiche: il mercato digitale europeo è ancora frammentato, e numerose barriere ne impediscono la piena integrazione e ne indeboliscono la capacità competitiva a livello globale. Mentre Internet è senza confini, molteplici barriere ostacolano ancora lo sviluppo dei mercati on line, l’accesso ai servizi di telecomunicazione paneuropei, ai servizi e ai contenuti digitali. Ciò aumenta i costi e limita l’accessibilità dei mercati, generando un circolo vizioso della domanda e dell’offerta a svantaggio della competitività del mercato unico, della crescita e dell’occupazione. L’Italia, già con il programma del Trio di Presidenza, ha voluto dare il suo contributo alla definizione di una Strategia Europea Digitale dinamica, incisiva ed inclusiva, che sostenga il rilancio e lo sviluppo del mercato interno e sta adeguando le proprie politiche interne in questa direzione. La Strategia italiana per la crescita digitale 2014-2020 e la Strategia italiana per la banda ultra-larga rappresentano il principale contributo nazionale alla realizzazione degli obiettivi europei. L’Italia ritiene che l’Europa debba imporsi ed imporre ambiziosi passi in avanti sul tema della digitalizzazione della società, in grado di far divenire l’intera piattaforma europea un grande attrattore del mercato globale. In questo contesto appare sempre di più necessario mettere in campo tutti quegli strumenti, normativi e di stimolo economico, atti a consolidare l’affermazione di una società dove la libertà dei cittadini di muoversi sul territorio sia seguita di pari passo dalla libertà di fare mercato con regole uniformi, così come di fruire liberamente dei servizi e contenuti, indipendentemente dal luogo in cui ci si trova. E’ necessario un approccio integrato di più azioni: 1. Mercato digitale e investimenti: migliorare l’interoperabilità e valorizzare l’e-commerce, armonizzare le politiche fiscali Obiettivo strategico dell’Unione dovrebbe essere la definizione di programmi di sostegno per gli investimenti strutturali che garantiscano la interoperabilità dei sistemi e delle tecnologie utilizzate, nonché quello di sviluppare le potenzialità dell’e-commerce, che rappresenta una nuova frontiera per le imprese, soprattutto le PMI. Per fare questo, si dovrebbe intervenire fornendo strumenti di aiuto all’insediamento e alla creazione delle imprese europee, superando i vincoli nazionali e ottimizzando sia le infrastrutture sia le modalità operative (inter alia le attività di spedizione e consegna). È fondamentale che venga definito un quadro normativo armonizzato per la costituzione e la registrazione on-line delle imprese, anche transfrontaliera. È necessaria una omogeneizzazione delle norme a tutela del consumatore e sulla garanzia dei prodotti, nonché un’armonizzazione fiscale che allinei le aliquote IVA dei prodotti digitali a quelle dei loro corrispettivi materiali, come nel caso dell’e-book. Sotto questo aspetto appare, ad esempio, necessario che l’Unione si concentri su una armonizzazione della piattaforma per il pagamento dell’IVA che incentivi l’ingresso sul mercato delle PMI. 2. Accesso a internet veloce e superveloce: reti di comunicazione e servizi, dovrebbe essere data a tutti i cittadini la possibilità di connettersi a una rete ad alta velocità nel 2020. Migliorare la connettività è necessario per migliorare la produttività. Una banda ultra-larga in grado di supportare il tessuto sociale ed industriale europeo, così come servizi di comunicazione elettronica di nuova generazione che pongano il cittadino ed il consumatore al centro della scena, sono oggi importanti per l’intera economia e per la società. L’Italia ritiene che l’Unione debba favorire gli investimenti pubblici e privati sulle infrastrutture digitali e sviluppare la banda ultra-larga, considerando gli obiettivi dell’agenda UE 2020 come obiettivi minimi di sviluppo per tutti i Paesi. Gli Stati membri devono garantire a tutti i cittadini un accesso adeguato alla rete, e l’Italia ritiene che sia necessario procedere con la revisione della Direttiva sul “Servizio universale”. L’Europa dovrebbe avere la forza di allargare definitivamente e in modo chiaro il concetto di servizio universale alla connettività dati fissando un valore minimo di banda garantito a tutti i cittadini europei, in linea con gli obiettivi dell’agenda UE2020, ed allargando la platea dei soggetti che contribuiscono agli oneri del servizio universale a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, beneficiano delle infrastrutture di comunicazioni elettroniche. L’Europa deve maturare una posizione comune e chiara sulla neutralità della rete che non crei barriere all’entrata per le imprese che vogliono misurarsi sul terreno dell’innovazione e della ricerca. Per l’Italia, solo tenendo insieme il principio di neutralità della rete con il diritto di un accesso adeguato alla rete da parte dei cittadini europei saremo in grado di garantire lo sviluppo di una rete aperta e senza discriminazioni e dove si possano sviluppare servizi ed opportunità per imprese e cittadini. I cittadini europei nutrono inoltre aspettative molto alte e chiedono chiarezza sullo sviluppo delle comunicazioni mobili. Da qui l’esigenza di arrivare alla fine del roaming in tempi ragionevoli e compatibili con quelli già indicati dal Parlamento europeo. 3. Internet governance e fiducia dei consumatori: migliorare sicurezza e garanzie. L’Italia ritiene che garantire la sicurezza e l’integrità delle reti ed aumentare la fiducia dei cittadini nell’utilizzo dei servizi che corrono sulle autostrade digitali sia un fattore determinante per sbloccare il potenziale del mercato unico europeo. Il mercato unico digitale rappresenta l’area politica più importante dell’UE in termini di benefici potenziali. L’Europa deve intraprendere dei passi significativi ed importanti per stimolare l’affermazione di un mercato unico digitale flessibile, dinamico ed aperto alla competizione. Il ruolo che l’European Union Agency for Network and Information Security (ENISA) ha ricoperto in questi anni ha rappresentato un importante passo in avanti fatto dall’Unione e da tutti gli Stati membri e per tali motivi è importante che rimanga centrale nell’ambito delle strategie europee volte ad aumentare la sicurezza delle reti. Appare di fondamentale importanza che ogni Stato Membro individui una autorità nazionale competente, favorisca la cooperazione tra i Computer Emergency Response Teams (CERT/CSIRT) e l’omogeneizzazione dei loro meccanismi interni di attività ed operatività; un valore aggiunto questo in un contesto critico come quello attuale in tema di sicurezza ed integrità delle reti. Si deve facilitare la cooperazione e lo scambio di informazioni ed è quindi necessaria la più ampia collaborazione e condivisione tra gli Stati membri al fine di garantire livelli elevati ed omogenei di sicurezza su tutto il territorio europeo. L’Italia, ritiene necessario, arrivare rapidamente alla approvazione della direttiva Network and Information Security (NIS), che costituisce una utile base di partenza per rendere più sicure le reti e i sistemi d’informazione nell’Unione e per rispondere alle crescenti minacce. Si tratta del primo atto legislativo in questo settore e potrà essere migliorato in futuro (il testo stesso contiene una clausola di revisione) allargando ad esempio il campo di applicazione non solo alla discontinuità del servizio ma anche all’integrità dei dati, considerando quindi prioritarie le infrastrutture fisiche di internet. L’Italia inoltre auspica che l’Unione continui il percorso già intrapreso durante il semestre di Presidenza italiana perseguendo un modello di governance fondato sull’idea di una rete unica, aperta e libera. L’attuazione di un modello multi-stakeholder aperto e trasparente e la necessità per gli Stati membri dell’UE di essere parte attiva del processo di trasformazione di ICANN devono costituire gli obiettivi principali per l’Europa. In tale prospettiva, occorre mantenere un coordinamento tra gli Stati membri per trasmettere messaggi coerenti ed uniformi per guidare il processo di transizione nell’esercizio delle funzioni della Internet Assigned Numbers Authority (IANA). In questo contesto si colloca la necessità di partecipare attivamente a un processo più ampio che investa l’accountability di ICANN. A garanzia dei consumatori è, infine, desiderabile che l’Unione sviluppi un sistema “privacy by default”, ad esempio attraverso l’identità digitale, il marchio digitale e l’informazione preventiva di tutti gli operatori. 4. L’industria creativa: sostenere il diritto d’autore on-line e l’audiovisivo. Per un’efficace tutela del diritto d’autore nell’era digitale occorre bilanciare l’accesso alla conoscenza e all’informazione con la necessità per gli autori e gli altri titolari di diritti sulle opere dell’ingegno di ottenere tutela giuridica e una adeguata remunerazione da parte degli utilizzatori, nel rispetto delle diversità culturali e favorendo la crescita economica, chiamando ad un ruolo più deciso, anche in termini di responsabilità, gli intermediari/operatori delle reti elettroniche. Nei modelli di business che si stanno consolidando nei mercati, quale quello della musica, che per primi si sono confrontati con la transizione al digitale, si evidenzia un considerevole value gap tra le remunerazioni dei fornitori di servizi (provider, motori di ricerca, aggregatori, social network) e i fornitori di contenuti. La sproporzione tra le remunerazioni si riscontra anche nella stessa fase della filiera, a svantaggio degli operatori di minori dimensioni. L’obiettivo prioritario dovrebbe essere la ricerca di soluzioni in grado di assicurare, nell’attuale contesto, una adeguata remunerazione a tutti gli operatori dell’industria della cultura. L’armonizzazione della legislazione sul diritto d’autore dovrebbe proseguire favorendo soluzioni contrattuali, analogamente a quanto già previsto con le licenze multiterritoriali nel settore musicale. Un quadro uniforme in materia di concorrenza e fiscalità dovrebbe, inoltre, essere il presupposto della scelta del regime giuridico in base al criterio del paese di origine dell’uploading (messa a disposizione) ovvero a quello del paese di destinazione. E’ necessario che un’eventuale revisione della direttiva 2001/29/CE avvenga, pertanto, in efficace combinazione con l’adeguamento delle direttive 2004/48/CE in tema di enforcement e 2000/31/CE in materia di commercio elettronico. Le eccezioni e limitazioni, numerose e su base facoltativa, rispondono all’esigenza di tutelare le diversità culturali degli Stati membri. L’eventuale introduzione di eccezioni obbligatorie dovrebbe riguardare casi specifici, essere giustificata e valutata adeguatamente, anche con efficaci e mirate valutazioni di impatto, in relazione ad effettive esigenze di armonizzazione. L’Italia è, comunque, contraria ad introdurre, nel quadro legislativo europeo, interpretazioni del three step test. Nel settore audiovisivo, l’Italia ricorda le Conclusioni raggiunte, all’unanimità, dal Consiglio dell’UE sulla politica audiovisiva europea del 25 novembre 2014, ribadendo che: a) la convergenza dei media offre nuove possibilità di distribuzione dei contenuti audiovisivi e questo richiede un adattamento del contesto imprenditoriale, contrattuale (licenze) e regolamentare; b) i consumatori, soprattutto tra i giovani, chiedono e si attendono un accesso immediato ai nuovi contenuti in qualsiasi momento, ovunque e con tutti i dispositivi, anche se in Europa la fornitura legale di contenuti non soddisfa sempre questa domanda transfrontaliera; c) occorre favorire la piena circolazione transfrontaliera delle opere audiovisive europee e la presenza delle opere europee in tutte le piattaforme di distribuzione; d) occorre garantire condizioni di parità per la competitività dei fornitori dei servizi di media audiovisivi nel mercato unico. 5. Ricerca & Innovazione: liberare il potenziale innovativo attraverso il nuovo modello di manifattura digitale e le startup. Il livello di investimenti pubblici e privati destinati alla ricerca e innovazione va aumentato per garantire alle imprese europee di competere nel mercato globale. Il rapido avanzamento tecnologico sta mutando in modo radicale i modelli produttivi e distributivi delle imprese manifatturiere: le produzioni tendono a diventare totalmente automatizzate e interconnesse, le supply chain si dematerializzano per ricomporsi secondo logiche non più riconducibili al tradizionale concetto di settore, le produzioni sono sempre più personalizzate e i canali di distribuzione sempre più digitali. Per consolidare la propria competitività, le imprese sono dunque sollecitate a una radicale trasformazione della loro organizzazione, di portata simile a quella che fece seguito all’introduzione della robotica e dell’automazione nelle fabbriche degli anni ottanta. In questa fase occorre una dinamica di forte “rottura” rispetto al passato che necessita di cospicui investimenti, di solide strutture finanziarie e di un’adeguata infrastrutturazione immateriale. Le imprese sono chiamate a integrare le tradizionali competenze industriali con le tecnologie delle telecomunicazioni e di Internet: assumono rilevanza strategica gli investimenti in innovazione in chiave Industry 4.0, ovvero investimenti in sistemi digitalizzati e interconnessi che favoriscono l’efficientamento dei processi e l’innovazione di prodotto, anche tramite strumenti come quelli offerti da Internet of Things (IoT) caratterizzati da maggiore velocità e flessibilità produttiva, maggiore scambio di dati e informazioni con il cliente finale e customizzazione di massa. Il tutto in un contesto di accresciuta efficienza nell’utilizzo delle risorse necessarie per la produzione, in particolare quelle energetiche, anche con un maggior contatto tra mondo accademico, mondo industriale e start-up promuovendo una cooperazione intersettoriale. Il modello di “Fabbrica intelligente” che ne deriva permette di modificare in maniera estremamente rapida la struttura degli impianti, rendendo più semplice e rapido il passaggio a nuove tipologie di produzioni. La riorganizzazione non deve riguardare solo le fasi produttive all’interno delle imprese, ma coinvolgere il dialogo tra le imprese connesse lungo la catena di fornitura e subfornitura a monte come lungo la rete di distribuzione commerciale a valle. L’Europa, in questo contesto, deve mettere in campo strumenti in grado di aumentare la collaborazione e l’integrazione fra imprese consolidate e start up ad alto contenuto di innovazione capaci di sviluppare un modello di open innovation molto flessibile e funzionale al modello di manifattura digitale. La creazione e lo sviluppo di un mercato unico digitale a livello europeo deve porsi tra le sue finalità proprio quella di favorire l’evoluzione dei sistemi produttivi tradizionali verso un sistema di “manifattura digitale” ampio passando da un approccio di mercato atomistico e polverizzato ad uno organizzato in filiere integrate e connesse. Si devono creare le basi e le opportunità per consolidare le imprese esistenti, ed al contempo favorire la nascita ed il rafforzamento di filiere europee integrate con forza competitiva e proiezione globale in tutti i settori chiave del futuro, soprattutto in quelli ad alta intensità tecnologica e più innovativi. La ricerca e l’innovazione devono quindi essere posti al centro di una rivoluzione culturale a cominciare da un corretto e sostanziale utilizzo di investimenti pubblici e privati. Le nuove imprese innovative ad alto valore tecnologico rappresentano una leva strategica per la creazione di un vero mercato unico digitale. Le startup incarnano un cambio di paradigma nell’approccio all’imprenditorialità: il digitale, in particolare, rappresenta l’elemento abilitatore di cui le startup si servono per sviluppare le proprie tecnologie. Il fenomeno delle startup induce a un rimodellamento degli schemi di policy making, anche sul fronte della politica industriale: a livello internazionale si registra infatti una decisa transizione da modelli basati sul sostegno diretto all’impresa a politiche tese alla costruzione di ecosistemi imprenditoriali favorevoli e coesi. In questo contesto le nuove imprese high tech rappresentano un attore fondamentale sul fronte del trasferimento tecnologico fra ricerca accademica e sistema produttivo, un volano di diffusione di innovazione anche per le imprese più tradizionali e consolidate nonché un potente motore di occupazione anche nei settori non high tech. Con la volontà di interpretare attivamente queste evoluzioni, negli ultimi tre anni l’Italia si è dotata di una strategia nazionale solida e completa per sostenere le startup innovative e il loro ecosistema. L’Unione Europea deve comporre un quadro giuridico comune atto a sostenere la creazione di un ecosistema europeo dell’imprenditoria innovativa capace di intercettare i flussi internazionali di capitale umano e finanziario e di favorire al proprio interno la libera circolazione di conoscenza e talento. Opportune agevolazioni devono intervenire su ciascuna fase del ciclo di vita dell’impresa, a partire dalla riduzione degli oneri burocratici e dei costi di avvio e dalla semplificazione e armonizzazione della disciplina IVA, e condurre alla creazione di condizioni sistemiche abilitanti applicabili alle startup innovative provenienti da ciascun Paese membro attraverso una maggiore flessibilità della gestione societaria e lavoristica, un alleggerimento della disciplina fiscale e la creazione di strumenti finanziari capaci di fluidificare l’accesso al credito e agli investimenti (come l’equity crowdfunding, la garanzia pubblica sui prestiti bancari e gli incentivi agli investimenti in capitale di rischio). I fondi di sviluppo disponibili devono essere usati per migliorare gli investimenti digitali (es: ESIF European Structural and Investment Fund, CEF Connecting Europe Facility, COSME Competitiveness of Enterprises and Small and Medium-sized Enterprises) supportando e coinvolgendo il mondo privato (es: SUE Startup Europe, Startup Europe Partnership SEP, EDF European Digital Forum) in un dialogo serrato con il settore pubblico. L’azione del FEI a favore degli investimenti da parte dei fondi di venture capital deve essere rafforzata. La realizzazione di un registro comune delle startup innovative consentirebbe la misurazione del fenomeno su scala europea e favorirebbe il monitoraggio e il controllo diffuso dell’impatto di tali agevolazioni. Infine, l’adozione di una strategia comune sui visti in favore di talenti extra-Ue contribuirebbe a trasformare l’Europa in un grande hub dell’innovazione incentivando lo scambio di best practises e benchmarking e quindi diffondendo capillarmente la conoscenza. 6. Ottenere vantaggi sociali dalle ICT: migliorare l’alfabetizzazione, le competenze e l’inclusione nel mondo digitale. La tecnologia digitale può fornire grande sostegno alle politiche sociali: invecchiamento attivo, diversità culturali e di genere, Corporate Social Responsibility, incontro domanda ed offerta sul mercato del lavoro. Tuttavia, l’offerta di servizi digitali si scontra non solo con la ancora insufficiente copertura infrastrutturale della rete, ma anche e in prospettiva soprattutto, con la scarsa attitudine al digitale di fasce ancora troppo ampie della popolazione. Per colmare questo gap, è necessario avviare diverse azioni di “alfabetizzazione” digitale, in grado di accrescere le competenze complessive dei consumatori e di conseguenza il mercato potenziale per le imprese. Occorre quindi favorire la diffusione delle competenze digitali, in tutte le fasce d’età della popolazione. Per accrescere le competenze digitali occorre puntare su corsi di formazione e aggiornamento in tutti settori pubblici e privati. L’impegno italiano, con il Piano per la “buona scuola” è volto a sviluppare e promuovere la “Scuola digitale” sin dai primi cicli di istruzione e l’Unione dovrebbe ulteriormente sviluppare programmi strategici per l’uso del digitale, a partire da quelli esistenti (ad es. Erasmus plus, Youth Guarantee), indirizzati anche alle categorie svantaggiate e spingere per aumentare l’accessibilità delle informazioni da e per il mercato del lavoro. Inoltre, potrebbe individuare standard e indici di valutazione della qualità dei servizi. L’Italia, quindi, ritiene che in Europa si debbano introdurre modalità didattiche maggiormente orientate alle tecnologie digitali nelle scuole (es: programmi di coding fin dalla scuola elementare), debbano essere creati percorsi formativi pre e post laurea ad hoc (es: Corsi di Laurea specifici, PhD, Post Doc, Master) così come la formazione on the job. La necessaria diffusione di queste competenze digitali è fondamentale anche a livello di imprese, per favorire il passaggio a nuove modalità produttive (il modello Industry 4.0) e a nuovi approcci distributivi e logistici come l’e-commerce. Sotto questo profillo i digital jobs costituiranno un bacino di occupazione crescente e sempre più significativo nei prossimi anni. Per quanto riguarda, in particolare, le giovani generazioni (cd. nativi digitali) esistono forti squilibri tra le competenze disponibili ma non utilizzate e quelle richieste sul mercato del lavoro. Rendere le informazioni su tale mercato più accessibili e trasparenti aumenterebbe il coinvolgimento e l’interazione tra gli utenti, grazie anche al supporto dei social network, a sostegno della mobilità dei lavoratori nell’Unione Europea. 7. E-government e infrastrutture digitali: modernizzare il settore pubblico e la rete digitale, Big data e Cloud Computing. L’Italia ritiene che la digitalizzazione del sistema Europa sia uno strumento importante per un corretto posizionamento dell’intera Unione sullo scacchiere internazionale. Il rafforzamento dell’e-governance e dell’e-government può dare impulso alla modernizzazione delle Pubbliche Amministrazioni tramite un approccio “digital first”. Le Pubbliche amministrazioni devono garantire condizioni di mercato idonee, trasparenti ed uniformi per cittadini e imprese nel Mercato Interno. L’Italia con la “Strategia Italiana per la banda ultralarga” e la “Strategia per la crescita digitale 2014-2020” intende rispondere a questa necessità venendo incontro alle esigenze dei cittadini, delle pubbliche amministrazioni e delle imprese intervenendo dove c’è maggior bisogno e quindi allineando gli sforzi nella direzione segnata dalla Strategia UE 2020 e dove possibile andare oltre. Gli sforzi fatti dall’Unione nello sviluppo e nel sostegno della diffusione della banda ultralarga in tutti i Paesi membri devono continuare con rinnovato vigore. La Direttiva 61 del 2014 rappresenta un ulteriore passo in avanti in questo senso ma si può e si deve osare di più. Gli obiettivi dell’Agenda UE 2020 quindi devono essere considerati come punti di approdo minimi dai quali partire immediatamente verso il traguardo del 100Mbps a tutti i cittadini e della diffusione di servizi a 1Gbps. L’Italia ritiene fondamentale che l’Europa si doti di una infrastruttura in fibra ottica perfettamente integrata con le tecnologie wireless di ultima generazione in grado di veicolare servizi superiori a 100Mbps dovunque, sempre e con qualsivoglia dispositivo. Gli investimenti nei paesi membri devono essere visti come una priorità ed in tale contesto devono essere messe in campo tutte le possibili leve, non solo quelle normative ma anche e soprattutto quelle economiche. L’Europa deve aumentare i propri sforzi in tema di sanità digitale, scuola digitale, giustizia digitale, fatturazione elettronica ed anagrafe della popolazione residente. Ma non solo. Si deve sbloccare completamente e definitivamente il potenziale dei dati e la pubblica amministrazione in questo contesto può fungere da volano per l’intero settore. È fondamentale rendere effettivo il “public procurement” digitale, eliminando i molti ostacoli presenti, relativi alla mancanza di standardizzazione e di interoperabilità delle piattaforme telematiche nonché ad una legislazione frastagliata in tema di firma digitale. Attraverso questo l’Unione quindi potrà incentivare la responsabilizzazione, l’accountability, la semplificazione e la razionalizzazione delle azioni nonché l’efficacia, l’efficienza e l’economicità dei servizi al cittadini. Le Pubbliche amministrazioni europee devono dialogare rafforzando strumenti già esistenti quali l’IMI (internal market information system), l’ERP per la gestione integrata, il CRM per le relazioni con i cittadini. L’Europa deve continuare con gli sforzi fino ad ora intrapresi nel campo dell’identificazione elettronica e dell’accesso ai servizi per realizzare il prima possibile una reale, omogenea e completa identità elettronica spendibile in tutti gli stati dell’unione. L’Europa inoltre deve continuare nel solco intrapreso con l’Agenda Europea 2020 ed intensificare gli sforzi per lo sviluppo capillare di una economia basata sui dati e sul cloud computing in grado di viaggiare su reti a banda ultra-larga intelligenti ed a basso impatto ambientale. Lo European Data Forum di novembre potrà rappresentare un punto importante di svolta nell’intero settore per affermare ancora di più il concetto di “data driven economy”. Infine, l’auspicabile adozione in Europa della Carta degli open data dovrà tenere conto anche delle esigenze di natura industriale. (E.G. per NL)