“How we are redefining radio”: così recita il titolo di uno dei capoversi del dossier di presentazione che “Pandora – internet radio” ha preparato per il suo ingresso in borsa alla SEC, l’autorità di controllo statunitense.
E Pandora in effetti ha tutte le carte in regola per rappresentare uno dei più interessanti esperimenti di ibridazione dei media: una stazione radio che sfrutta tutte le caratteristiche innovative e gli strumenti della rete, proponendosi come possibile modello evolutivo della radiofonia sul web. Se la maggior parte delle web-radio si limita a trasferire sulla rete i contenuti e le strutture comunicative proprie della radiofonia via etere, la strategia di Pandora si basa invece sulla piena contaminazione dei media, nel tentativo di ridefinire il paradigma radiofonico senza rinunciare alle caratteristiche che ne hanno decretato il successo, immutato negli anni nonostante le continue evoluzioni tecnologiche. Innanzitutto internet, con la sua caratteristica di medium bidirezionale e interattivo, offre la possibilità di approfondire quel rapporto fortemente personale che i radioascoltatori instaurano con la loro stazione radio preferita. Così è possibile andare oltre i limiti del broadcasting per costruire canali personalizzati e flessibili, modulati sui gusti e le inclinazioni di ogni utente. A tal fine Pandora ha costruito un sofisticato sistema di memorizzazione e analisi dei brani musicali, ambiziosamente definito “Music Genome Project”: un enorme database (800.000 elementi, in continua crescita) in cui ogni brano viene classificato secondo una serie di parametri (ben 480, che spaziano dai tratti melodici e armonici fino al ritmo e al testo delle canzoni), sul quale agiscono algoritmi matematici e di data mining che, in base alle preferenze dell’utente monitorate da un sistema di feedback, riescono a confezionare playlist musicali con un altissimo grado di personalizzazione. Non poteva poi mancare l’attenzione all’ulteriore e fondamentale elemento per cui la radio si è sempre rivelata vincente nei confronti degli altri media: la pervasività, ovvero la sua capacità di fare da colonna sonora alla vita delle persone, accompagnandone l’attività quotidiana nelle situazioni più diverse senza per questo impegnarne l’attenzione in modo esclusivo. Ecco allora che diventa fondamentale per l’emittente essere in grado di proporsi attraverso ogni tipo di dispositivo mobile. L’avvento di smartphone, tablet PC, ricevitori radio-TV connessi alla rete, automobili intelligenti e così via, permette ora alle web-radio un ritorno all’etere che dà la possibilità di coniugare l’interattività con la libertà di fruizione tipica delle vecchie emittenti. E così Pandora si è costruita il suo ecosistema di distribuzione multicanale diffondendo le proprie applicazioni client su IPhone, Ipad, Windows Mobile ecc. e stringendo accordi di collaborazione con case automobilistiche, produttori di smartphone e apparecchi di elettronica di consumo. Il progetto di Pandora sembra quindi essere frutto di un’efficace analisi dei fattori che in passato hanno decretato il successo del medium radiofonico, coniugata con un approccio rigorosamente scientifico-tecnologico pienamente aderente alla visione del mondo veicolata dai nuovi grandi fratelli della rete. Gli ascoltatori sembrano gradire, se è vero che Pandora può contare su 80 milioni di utenti registrati (solo negli USA) che sono stati in grado di creare qualcosa come 1,4 miliardi di stazioni personali e hanno scaricato più di 50 milioni di copie dell’applicazione per smartphone. Numeri importanti per attirare gli investimenti pubblicitari, che inevitabilmente determineranno i futuri destini dell’internet radio. (E.D. per NL)