Yahoo è pronta a vendere il suo core business, così come paventato dall’azionista Starboard, che aveva consigliato di mettere sul mercato le attività search, display e servizi e mantenere il controllo del 15% di Alibaba evitando lo spinoff programmato per gennaio.
L’indiscrezione è stata rilanciata dal Wall Street Journal, che ha citato fonti anonime a conoscenza dei fatti, segnalando come il tema sarà discusso dal CdA in una serie di riunioni in programma in questi giorni. La capitalizzazione di Yahoo è di 34 miliardi di dollari, imputabile soprattutto alle partecipazioni asiatiche dell’azienda californiana, in primis di Alibaba, che vale 32 miliardi di dollari. Una situazione – scrive il Wsj – per cui diversi investitori valutano “zero” il business di Yahoo esclusi gli asset esteri. In ogni caso la situazione di Yahoo non è così tragica come descritta dal Wsj, potendo contare su 5,9 miliardi di dollari in cassa, ricavati dalla vendita di alcune quote di Alibaba, al momento dell’Ipo del gigante ecommerce cinese. Anche Kara Swisher di Re/Code ha minimizzato la notizia emersa nella tarda serata di martedì, spiegando come lo spin off di Alibaba si farà comunque, perché Yahoo è sempre alla ricerca di un ceo per la nuova società. Interessante l’osservazione di Swisher, che ha sottolineato che il mondo telco potrebbe essere attirato dall’acquisizione degli asset core di Yahoo, così come accaduto per Aol, comprata da Verizon per 4,4 miliardi di dollari. Nel passato erano emerse notizie sulla possibile fusione tra Yahoo e Microsoft. A rafforzare però le ipotesi del Wall Street Journal c’è il recente accordo tra Yahoo e McKinsey & Co per essere assistita nel suo processo di riorganizzazione e le insistenti voci dei media americani su un possibile addio del ceo Marissa Mayer, che seguirebbe peraltro alcuni abbandoni avvenuti negli scorsi mesi, come quello delchief marketing officer Kathy Savitt. A ottobre Mayer ha detto di stare pensando a una nuova strategia per Yahoo, senza però fornire ulteriori dettagli. Dal suo ingresso nella società di Sunnyvale, Mayer ha puntato forte sul Mavens, acronimo per Mobile, Video, Social e Native. Nel Q3, ultima trimestrale disponibile, Yahoo ha deluso le attese, nonostante i ricavi siano cresciuti di quasi il 7%, passando dagli 1,148 miliardi di dollari del Q3 2014 agli 1,226 miliardi del trimestre chiuso al 30 settembre 2015. Gli utili sono stati pari a 76 milioni. Sul fronte pubblicitario, sia il giro d’affari search sia quello display sono incrementati, con entrambi i segmenti che hanno prodotto ricavi per 509 milioni di dollari. Tornando al Mavens, il fatturato si attesta a 422 milioni in netto rialzo rispetto ai 295 del Q3 2014. Le revenue da mobile raggiungono i 271 milioni di euro. In occasione della presentazione dei risultati trimestrali, Yahoo aveva anche ufficializzato una partnership search con Google: in base all’intesa, Google porterà la sua pubblicità nelle piattaforme di Yahoo. Non solo, Big G provvederà a fornire anche algoritmi e servizi di ricerca delle immagini, consentendo a Yahoo di scegliere quali query inviare e quali no. L’accordo, effettivo dall’1 ottobre e attivo fino al 2018, è complementare a quello con Bing di Microsoft che, come ha sottolineato Yahoo, rimane comunque un partner importante. A dispetto di una situazione controversa, Yahoo mantiene una leadership lato audience: le properties Yahoo, inclusi Mail, Finance, etc, totalizzano oltre 1 miliardo di utenti unici al mese, 600 milioni dei quali si connettono via mobile. In Italia, a settembre, Yahoo è il primo brand per Audiweb Total Digital Audience con 3.205.667 contatti, di cui oltre 2 milioni sono mobile. Sui fronti Parent e Custom property è secondo solo a Italiaonline. E allora perché il business di Yahoo non funziona e non convince Wall Street? Difficile rispondere alla domanda, anche se il livello competitivo si è alzato sia lato search, sia a livello di traffico: i social, Facebook tra tutti, stanno erodendo quote. E la strategie di Mayer, finora, ha funzionato solo a due velocità. (DailyNet)