Dati Nielsen luglio 2015: la tv rimane in testa mentre il web marketing è altalenante, ma i dati potrebbero essere viziati dalla poca trasparenza della rete; si prospettano inoltre nuove minacce per gli ad online.
Difficile predire il futuro della pubblicità online guardando ai dati Nielsen sul settore per il periodo gennaio-luglio del 2015. Secondo questi, la televisione conferma la sua leadership, raccogliendo 2,13 miliardi di euro in investimenti su un totale di 3,6 e la radio, unica a crescere, registra un +9,1% con 223 milioni di euro raccolti. Internet, invece, registra un -2,6% e soli 259 milioni di fatturato che vengono da un inizio ballerino fra un -10,4% a gennaio ed un -2,6% cumulato nei sette mesi grazie ad una crescita nel periodo marzo-luglio. Cifre che, insomma, difficilmente possono essere viste come una minaccia al dominio del piccolo schermo. Non bisogna però lasciarsi ingannare: gli introiti pubblicitari del web sono senza dubbio dominati da Google che tiene segreti i suoi dati. In pratica, ai conti mancano i numeri del primo player in gioco che si stima abbia, solo in Italia, introiti derivanti dal web marketing per circa 1,3 miliardi e che oltre il 90% del suo fatturato derivi proprio dalla pubblicità. Se però è vero che gli introiti di internet nel settore potrebbero essere molto più grandi di quanto sembrano, il recente colpo basso dato da Apple alla pubblicità online potrebbe risultare problematico. Nell’ultima versione del sistema operativo della compagnia di Cupertino, infatti, spicca l’apertura agli AdBlocker sul mobile, ovvero dei software in grado di bloccare le pubblicità durante la navigazione. Tenendo conto che secondo Page Fair, nel 2014 gli AdBlocker per browser su PC sono stati in grado di mangiare 6,6 miliardi di dollari alle entrate di Google e che la pubblicità sul web si regge oggi quasi esclusivamente sul mobile, si capisce la preoccupazione del colosso di Mountain View. Fra i software per PC del tipo il più noto (AdBlock Plus) vanta infatti 144 milioni di utenti attivi e sul comparto mobile l’offerta risulta ancora più appetibile dato che consente di diminuire il traffico dati (limitato dai piani tariffari degli operatori telefonici), migliorare la velocità di navigazione e ridurre il consumo di batteria dei dispositivi. Non è un caso, infatti, che proprio in questi giorni sia iniziata nelle strade di Londra una sperimentazione mirata a spostare i contenuti pubblicitari gestiti da Google DoubleClick e Adsense dai browser a degli schemi led sulle strade. Si sa ancora poco sul funzionamento della tecnologia, ma secondo le prime dichiarazioni l’intenzione è quella di esporre outdoor i contenuti, finora gestiti online, su questi schermi a seconda del possibile pubblico previsto (secondo criteri non ancora noti). A sorridere dei messaggi di guerra che da Apple si dirigono a Google è sicuramente Facebook. La compagnia di Zuckerberg si affida sempre per una fetta importante (89,5%) alla pubblicità, diffusa nel mobile attraverso le proprie app che consentono la navigazione di link e contenuti senza passare per il browser. Questo fa sì che il social network più diffuso al mondo non risenta degli AdBlocker sul mobile e possa continuare a godere a pieno delle entrate pubblicitarie come fatto finora. Il rischio reale rimane che, mentre i colossi di internet si combattono, a rimanere schiacciati nel mezzo siano i piccoli siti web che, seguendo la filosofia di internet, forniscono i propri servizi gratuitamente mantenendosi grazie alla pubblicità. Se questi introiti dovessero venire a mancare nel tempo, il rischio è che molto della natura gratuita della rete possa venire a mancare a sua volta (E.V. per NL)