I bilanci dei siti web di informazione non riescono a restare a galla e anche nel 2013 producono perdite consistenti.
Nel dettaglio, il Post di Banzai Ventures (principale socio investitore che cura il progetto grafico, gli aspetti tecnologici e la raccolta pubblicitaria) e Luca Sofri ha chiuso l’esercizio in perdita di 468 mila euro (dopo il rosso di 480 mila euro nel 2012), a fronte di un fatturato ancora molto ristretto, fermo a quota 315 mila euro; male anche per l’Huffington Post Italia (controllato al 49% dal Gruppo L’Espresso), che ha riportato un fatturato di 815 mila euro, a fronte di perdite per 847 mila euro. Le cose vanno leggermente meglio per News 3.0 (Lettera 43 e dintorni) di Paolo Madron e Matteo Arpe, perlomeno per quel che concerne il settore dei ricavi: nel 2013 si contano 2,2 mln di euro, con una perdita comunque sostanziosa di 621 mila euro – risultato in crescita sul rosso di oltre 1mln di euro del 2012 -. La società fanalino di coda, messa peggio tra i siti indipendenti di news resta Linkiesta.it, nata nell’autunno 2008 e partecipata da un azionariato diffuso – i soci per il momento sono 84, dei quali nessuno può detenere quote superiori al 5% -: fatturato irrisorio (189 mila euro nel 2012, non ancora disponibile il dato 2013) a fronte di perdite che decollano (nel 2013 il rosso avrebbe toccato quota 1,8 mln di euro, dopo il rosso di 1 mln nel 2012 e di un altro milione nel 2011). Bruciati insomma quasi 4 milioni di euro in tre anni. Lo stesso non si può dire per Dagospia, che si mostra abile sul doppio fronte di attirare traffico e investitori pubblicitari e al contempo di produrre margini: nel 2012 il giornale ha chiuso con un fatturato di 928 mila euro, con 220 mila euro di utili. (V.R. per NL)