L’e-commerce attira sempre di più il pubblico tanto che gli italiani lo ritengono uno dei canali preferiti per fare shopping: nel 2013 il settore ha registrato una crescita del valore delle vendite pari a +18%, raggiungendo la quota di 12 mld di euro.
La possibilità di avere tutto a portata di un click, comparando i prezzi, selezionando le offerte più convenienti, e di rispedire tutto al mittente qualora non si fosse soddisfatti, è un vantaggio che gli utenti non possono fare a meno di premiare. Certo è che in questo contesto giocano un ruolo fondamentale sia i social network sia le recensioni pubblicate sul web di coloro che hanno già sperimentato siti e prodotti. Già perché l’opinione e il parere altrui piacciono sempre al pubblico, lo rassicurano o lo ammoniscono sulle scelte da operare: il cliente si sente così coccolato e confortato, quasi come se andasse a fare shopping con un amico fidato. E cosa accadrebbe se oltre alle semplici opinioni sui prodotti, sapessimo anche la storia che vi sta alle spalle? Se la nostra sete di curiosità sulle origini dei beni che stiamo acquistando online – e quando si sta per mettere mano al portafoglio tutte le informazioni sono utili e ben accette – trovasse delle precise risposte in un portale appositamente pensato per questo scopo? Con questo intento è nato Storytalia, il nuovo progetto di Confindustria (in stretta collaborazione con Unicredit, Intesa, Poste Italiane, Simest e alcuni investitori privati) annunciato ieri da Paolo Zegna, responsabile per l’internazionalizzazione, che prenderà il via a partire dal prossimo autunno. Era da tempo che Zegna stava lavorando a un piano di questo tipo: inizialmente si chiamava Stilnovo, e prevedeva la tradizionale scelta di organizzazione di spazi fisici all’interno delle catene della grande distribuzione o dei centri commerciali. Ora invece il progetto si rivoluziona e si rinnova adeguandosi alle esigenze e alle richieste del mercato: Storytalia è un vero e proprio negozio online rivolto alle piccole e medie imprese dell’alimentare, del design, dell’abbigliamento, delle scarpe e dell’oreficeria che non possono permettersi da sole di investire nell’apertura di negozi monomarca nelle grandi vie dello shopping internazionale. Con una cifra che si aggira tra i 200 e i 300 mila euro, le aziende potranno acquistare un spazio web e successivamente saranno le società di gestione del sito a occuparsi dei pagamenti e delle rese (va ricordato ai lettori che nel panorama della vendita online nel nostro paese, esiste da tempo la piattaforma Yoox con sede a Bologna, che collabora però soltanto con i big del lusso). E fin qui nulla di nuovo rispetto alle tantissime piattaforme di e-commerce presenti in rete. La novità di questo originale e ambizioso progetto rivolto alle Pmi, che rafforzerà il made in Italy e “esporterà la dolce vita italiana”, come ha dichiarato Zegna, consiste nel poter narrare le “tante storie che stanno dietro alle nostre capacità creative e manifatturiere, dando spazio prevalentemente ai prodotti che hanno un racconto da offrire”. L’attenzione alle storie e agli eventi funziona: lo ha rivelato anche, come ricorderanno i più attenti lettori, Mark Little, fondatore e ceo di Storyful (l’agenzia di informazione specializzata nella ricerca di video in rete per conto dei colossi americani ed europei, acquistata nello scorso dicembre dalla News Corp di Rupert Murdoch per la cifra di 25 mln di dollari) affermando che “Il vecchio modello di informazione è morto. L’atteggiamento proprietario nei confronti delle notizie non funziona più, ora l’attenzione è per gli eventi. La richiesta è per storie verificate e per ottenerle il modello giusto è quello della collaborazione con gli utenti”. La cultura dello storytelling piace da sempre. Aedi e rapsodi della Grecia arcaica cantavano strofe, poemi epici, storie che poi si tramandavano oralmente subendo continui rimaneggiamenti causati dagli errori della memoria; menestrelli, giullari e trovatori allietavano le corti medievali, accompagnati da strumenti musicali che facevano da sottofondo al racconto di leggende antiche, che arricchivano e formavano la cultura di un popolo. Essere cantastorie, da sempre vuol dire cantare per raccontare, per comunicare i fatti, gli avvenimenti, le idee, le opinioni: la figura è quindi più che mai attuale, anche se forse nessuno si sarebbe mai aspettato che nel XXI secolo questo incarico sarebbe stato ricoperto dal web. In un universo che sta diventando sempre più asettico e distaccato, che ha perso un po’ di vista l’oralità dei racconti che si tramandavano un tempo di generazione in generazione e che iniziavano con la celebre “C’era una volta”, la rete è l’unico mezzo in grado di configurarsi come la voce narrante delle nostre vite, indispensabile per la raccolta, la conservazione e la diffusione (che ormai può avvenire 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza bisogno di un pubblico che si raccoglie nelle piazze) delle storie a noi più care. (V.R. per NL)