“Dobbiamo pienamente comprendere il sistema sotteso alla cd. economia di cattura, attraverso cui le piattaforme online captano informazioni su gusti, preferenze e abitudini di consumo per orientare le scelte dei consumatori”, ha dichiarato, ieri a Milano, il Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Antonio Martusciello (di cui abbiamo riportato nei giorni scorsi un altro autorevole intervento), all’Incontro Annuale dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, su disinformazione online, big data e il consumatore digitale, che alla cosiddetta “economia di cattura” ed agli aspetti controversi della profilazione commerciale ha dedicato particolare attenzione.
“Sappiamo che la fase di raccolta dei dati avviene per lo più attraverso algoritmi che implementano complessi modelli matematici” ma – ha evidenziato il Commissario toccando il delicato tema della I.A. – “quella della macchina non è un’intelligenza libera, che si nutre di principi e ideali: essa è progettata e gestita da esseri umani che possono volerla plasmare sulla base di interessi specifici”.
Che fare dunque contro questa forma di cattura e condizionamento dei nostri gusti? Per Martusciello è necessario “un approccio olistico che tenga in considerazione in maniera coordinata e complessiva l’insieme dei diritti in gioco: privacy, concorrenza e pluralismo informativo”, così intercettando anche l’attualissimo argomento dell’imminente applicazione del GDPR (dal 25/05/2018), che chiama all’adeguamento alle nuove norme sulla privacy tutti gli enti attivi nell’interazione sociale.
Sollecitato poi a intervenire sul tema della pubblicità online e dell’endorsement realizzato sui social, il Commissario ha richiamato l’esperienza giurisprudenziale tedesca, precisando che è necessario compiere un passo ulteriore. “È auspicabile una tutela più rispondente alle peculiarità del mezzo Internet” ha dichiarato. “Non basta infatti adottare specifiche diciture o hashtag” – ha proseguito– “ma occorre valutare il posizionamento di questi e soprattutto evitare indicazioni scorrette e fuorvianti accanto ai prodotti”. Questioni come la media trasparency e la brand safety sono divenuti temi centrali per assicurare affidabilità non solo per gli utenti, ma anche per i potenziali investitori, ha chiosato Martusciello. (E.G. per NL)