Google torna sotto i riflettori, accusato per (l’ormai noto) monopolio pubblicitario online e pratiche abusive.
Oltre alle sanzioni già comminate dalle varie Authority europee, l’OTT questa volta si trova di fronte alle accuse mosse da una delle principali holding di mass media statunitense, nonché editore di USA Today: stiamo parlando del più grande editore a stelle e strisce Gannett.
La causa di Gannett al tribunale federale
Il 20/06 scorso l’editore di USA Today e di più un centinaio di testate locali ha intentato una causa innanzi al tribunale federale di New York contro Google per il monopolio esercitato da quest’ultimo sui mercati della tecnologia pubblicitaria e per pratiche commerciali ingannevoli.
Ripristinare concorrenza leale
Pesanti sono le accuse mosse dall’a.d. e presidente di Gannett, Mike Reed, in un editoriale: “La nostra causa legale mira a ripristinare una concorrenza leale in un mercato della pubblicità digitale che Google ha distrutto”.
Querelle dal 2009
In particolare, spiega sempre l’a.d. del gruppo: “La nostra causa legale dettaglia più di una dozzina di azioni significativamente anticoncorrenziali e ingannevoli da parte di Google, che iniziano già nel 2009 e persistono fino ai giorni nostri.”
Aste truccate
“Il nocciolo del caso e la nostra posizione è che Google abusa del suo controllo sul monopolio dell’a.d. server per rendere sempre più difficile per gli exchange rivali condurre aste competitive. Inoltre, l’exchange di Google trucca le proprie aste in modo che gli inserzionisti di Google possano acquistare spazi pubblicitari a prezzi stracciati”.
Rischio della scomparsa delle news locali
Tutto ciò ha ripercussioni gravi sull’andamento economico-finanziario dei gruppi editoriali a livello globale.
“Le pratiche di Google hanno implicazioni reali che deprimono non solo i ricavi, ma costringono anche alla riduzione e alla scomparsa delle notizie locali in un momento in cui sono più necessarie. I dati rivelano un mismatch fondamentale nel mercato online”, commenta Reed.
Nessun guadagno per gli editori
“I fornitori di contenuti, inclusi centinaia dei nostri giornali locali, creano un enorme valore, ma non vedono alcun guadagno finanziario perché Google, come intermediario, ha monopolizzato i mercati di importanti software e prodotti tecnologici che gli editori e gli inserzionisti utilizzano per comprare e vendere spazi pubblicitari”.
I numeri
Con la transizione sul web, l’intero comparto editoriale dipende dai ricavi della pubblicità digitale per poter fornire ai propri lettori contenuti di qualità e all’avanguardia. Ma con Google (e la sua società madre, Alphabet) di mezzo, gli editori stanno rischiando la fame.
L’universo Google
Secondo l’a.d. di Gannett, il colosso di Mountain View controlla il 90% del mercato delle piattaforme di pubblicità, che gli editori utilizzano per offrire spazi pubblicitari in vendita. Inoltre, Google controlla anche oltre il 60% del mercato degli ad exchange (una sorta di mercati digitali che gestiscono aste tra inserzionisti per le offerte di spazi pubblicitari sui siti degli editori).
Il 60% degli acquirenti Gannett arriva da big G
In sostanza, Google governa la fonte più grande di inserzionisti: Gannett dichiara che circa il 60% dei propri investitori arriva proprio dall’azienda guidata da Sundar Pichai.
Dominio da 30 mld di dollari solo per il settore editoriale
E proprio grazie a questo dominio nel settore pubblicitario online, sembrerebbe che Google nel 2022 abbia guadagnato oltre 30 miliardi di dollari dalla vendita di spazi pubblicitari sui siti degli editori.
Autorità Antitrust e editori uniti contro il nemico comune
Ormai non è una novità. Quella di Gannett è l’ennesima causa intentata nei confronti del colosso online, che si trova impegnato a difendersi dalle accuse mosse anche dalle varie autorità Antitrust e dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America.
La pubblicità digitale è la linfa vitale dell’economia online
Tutti consapevoli e uniti contro un fenomeno (globale) che sta erodendo una fonte importante di guadagno e sostentamento per un settore, come quello delle notizie, che non deve sopperire. Come lo stesso Reed ha dichiarato: “La pubblicità digitale è la linfa vitale dell’economia online”.
Piovono denunce
Alla luce delle innumerevoli cause intentate nei suoi confronti, Google dovrà elaborare una propria linea difensiva forte su più fronti.
Anche il Dipartimento di Giustizia USA, unito a una coalizione di altri 17 stati, ha citato in giudizio l’OTT accusandolo di danneggiare la concorrenza con il suo dominio nel mercato della pubblicità online e allo stesso modo chiedendone lo scioglimento.
Antitrust UE
Sul territorio europeo, la Commissione UE (che aveva avviato le indagini nel giugno 2021) ha concluso accusando il colosso di aver violato le regole europee antitrust. Google rischia dunque una multa pari al 10% del fatturato. Ma non solo: l’autorità sta pensando di spingere l’azienda californiana verso la vendita di parte delle proprie attività ad-tech, con l’intento di spezzare la catena su cui si è formato e si basa l’ecosistema di Google.
Il motore di ricerca non teme confronto
Google, forte della propria posizione, non si è certo tirata indietro dal commentare la querelle con Gannett.
Dan Taylor, vicepresidente Global Ads di Google, ha dichiarato infatti che le affermazioni nella causa “sono semplicemente sbagliate. Gli editori hanno molte opzioni tra cui scegliere quando si tratta di utilizzare la tecnologia pubblicitaria per monetizzare e quando scelgono di utilizzare gli strumenti di Google trattengono la stragrande maggioranza delle entrate”.
Pronto a dimostrare…
Un’atteggiamento che mostra tutt’altro che segni di cedimento o di preoccupazione.
… il contrario
“Mostreremo alla Corte in che modo i nostri prodotti pubblicitari avvantaggiano gli editori e li aiutiamo a finanziare i loro contenuti online“, chiosa Taylor. (G.S. per NL)