Nella prima metà del 2021 abbiamo assistito a un importante battuta di arresto per due innovativi prodotti/tecnologie lanciate dai giganti del web: la criptomoneta Libra (proposta da Facebook) e i FLoC (proposti da Google).
In entrambi i casi la diffidenza verso queste grandi società ha unito operatori storici e la gente comune in un fronte unico ostile, con l’effetto di rallentare due iniziative di ampio respiro e con connotati fortemente positivi. In questa serie di due articoli analizzeremo le rispettive tecnologie, le principali critiche e cercheremo di capire quali ne saranno gli sviluppi. Cominciando dalla criptovaluta Libra.
Libra
Il mondo venne a conoscenza di quello che inizialmente si chiamava “Facebook Coin” (moneta Facebook) nel maggio 2019. L’ annuncio ufficiale, con il nome “Libra” risale al mese seguente. Con una tattica comunicativa rivelatasi poco opportuna, Facebook informava il mondo che tutto era praticamente pronto: il portafoglio Calibra, il metodo per scambiare il denaro (tramite le app WhatsApp e Facebook Messenger) e la rete dei partner (Master Card, PayPal, Visa, Stripe Iliad, Vodafone ecc..).
Le reazioni negli USA…
Immediate le reazioni negative. Una moneta virtuale controllata dalla società ritenuta responsabile di aver permesso la manipolazione delle elezioni presidenziali del 2016 non poteva essere accettata. Così la commissione statunitense incaricata di controllare il settore finanziario inviò immediatamente una lettera chiedendo a Facebook di bloccare lo sviluppo del progetto. Preoccupazioni per la privacy, la sicurezza nazionale e la stabilità della moneta tradizionale furono alcune delle motivazioni addotte.
…in Europa…
Sul fronte europeo il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire affermò il giorno stesso sulla radio Europe 1 che Libra non poteva essere accettata. Queste le sue parole: “La Libra n’est pas la bienvenue sur le territoire européen: c’est notre souveraineté qui est en jeu” (Libra non è la benvenuta in europa: la nostra sovranità stessa è in gioco). La Francia creo’ perfino una coalizione con l’obiettivo di vietare Libra sull’intero territorio europeo.
…e su social
Parallelamente, sui social cominciarono i classici post anti-Zuckerberg sulla base di argomentazioni più o meno informate. Il veicolo principale per pubblicare queste critiche? Facebook stesso.
Tutti partner
Moltissimi i partner iniziali di Libra. Alcuni dei più surreali si tirarono immediatamente indietro. Tra questi PayPal, Mastercard Visa e Stripe.
Ma perché mai avevano aderito? Non abbiamo trovato spiegazioni in merito, per cui ipotizziamo che uno di questi – probabilmente non capendo di cosa si trattasse – aderì per primo e gli altri, timorosi di restare indietro, si unirono rapidamente. Si defilarono tutti tra il 4 e l’11 ottobre.
Partner surreali
Li abbiamo definiti partner surreali perché ovviamente il successo di Libra avrebbe reso i loro servizi in gran parte superflui. Si trattava di una minaccia mortale per il loro core business basato sulle commissioni; dunque l’adesione all’iniziativa sarebbe andata contro i loro stessi interessi.
L’idea inziale
L’idea iniziale di Libra era semplice: costruire un network finanziario affidabile e innovativo utilizzabile da singoli cittadini e business in tutto il mondo, con le caratteristiche delle migliori monete: stabilità, bassa inflazione e riconoscimento mondiale. Utilizzando la tecnologia blockchain (la stessa dei bitcoin) ma garantita da un pool di asset ritenuti concreti e affidabili per garantirne la stabilità. Con la capacità di gestire fino a 1000 transazioni/secondo (contro le circa 7 transazioni/secondo di Bitcoin).
Libra per il sociale
Tra le motivazioni più suggestive per la creazione di Libra vi era il fornire un sistema di pagamento elettronico al 31% della popolazione mondiale che non aveva diritto ad un conto bancario (per mancanza dei requisiti richiesti dalle banche stesse). O che soffriva per gli alti costi dei trasferimenti internazionali (che raggiungono anche il 7% nel caso delle rimesse che i lavoratori emigrati nei paesi ricchi mandano verso le famiglie rimaste nel paese natale).
Concorrenza cinese
Un’altra motivazione era ovviamente stare al passo con i cinesi e il loro WheChat Pay: un vero universo applicativo nell’applicazione WeChat, qualcosa di sconosciuto in occidente.
Partner e assets
Alcune delle motivazioni di Le Maire erano oggettivamente discutibili. Libra apparteneva infatti non a Facebook, ma ad una associazione con sede in svizzera, la “Libra Association”. Qualunque operatore qualificato poteva aderire all’associazione, rispettando dei vincoli neppure troppo restrittivi: una capitalizzazione in borsa di almeno 1 miliardo di dollari o custodire asset di clienti per un controvalore minimo di 500 milioni di dollari e disporre di almeno mezzo rack di server con una connessione dedicata di almeno 100 Mbps.
Stablecoin
Un argomento che avrebbe dovuto tranquillizzare tutti era la natura di “stablecoin” di Libra.
Libra (≋LBR) era infatti pensata per evitare il problema delle forti oscillazioni (rispetto a Dollaro o Euro) tipico dei Bitcoin tramite “copertura” sotto forma di una corrispondenza uno a uno con altri tipi di valori ritenuti affidabili.
Chiariamo meglio: per ogni singola Libra avrebbe dovuto essere presente nei libri contabili dell’associazione un valore equivalente in termini di Dollari Usa e/o Euro e/o Yen e/o Sterline e/o prodotti finanziari ritenuti stabili (ad esempio, buoni del tesoro tedeschi).
Il punto nodale
E qui sta il punto nodale: essendo questo un basket di molti “asset” differenti (e non una singola valuta) Libra avrebbe potuto essere esente anche da oscillazioni legate ad una singola divisa, garantendo ai possessori la salvaguardia dei propri risparmi indipendentemente dalle politiche economiche di singoli governi.
Stabilità
Quanto sarebbe stato effettivamente stabile il sistema? Un interessante studio dell’ottobre 2019 (Libra: Concept and Policy Implementation) ha simulato il tasso di cambio tra euro e Libra (e tra Dollaro e Libra) utilizzando dati storici dal 1999 in poi. Il basket utilizzato era composto dalle quattro valute selezionate dall’associazione (Euro, Dollaro USA, Lira Sterlina e Yen) pesate secondo il PIL dei rispettivi paesi. Come vediamo nel grafico, a lungo termine (20 anni) i risparmi eventualmente convertiti in Euro sarebbero stati ben protetti da Libra, a costo di tollerare oscillazioni positive e negative di circa il 25%.
Silenzio radio
Abbiamo visto come l’annuncio di Libra non fosse stato affatto preso bene da politici, tecnici finanziari e pubblico generale, col risultato di convincere molte istituzioni a sfilarsi dall’associazione. Ma cosa è successo nel 2020?
Trasformazione e silenzio stampa
Libra ha iniziato un periodo di trasformazione e contemporaneamente ha smesso di comunicare tramite stampa o articoli diretti.
Nasce Diem
A dicembre 2020 l’associazione Libra annuncia di cambiare proprio nome: il nuovo sarà Diem association.
In realtà, l’infrastruttura generale del progetto non sembra molto cambiata. Prudenzialmente il nome “Facebook” non compare più tra i promotori e nessun attuale dipendente della società compare nel board (dove invece è presente Katie Haun, co-chair di Andreessen Horowitz).
Cosa è cambiato?
Il cambiamento più importante ci sembra quello relativo alla riserva. Consultando il sito Diem troviamo la seguente affermazione: “we are augmenting the Libra network by including single-currency stablecoins (e.g., ≋USD, ≋EUR, ≋GBP, etc.) and planning to increase the number of single-currency stablecoins over time. These will enable a range of domestic use cases by giving people and businesses the ability to transact in a stablecoin denominated in their own currency”.
Libra (diem) monovaluta
Sullo stesso argomento il Financial Times aveva scritto a Novembre 2020: “The association would now initially just launch a single coin backed one-for-one by the dollar. The other currencies and the composite would be rolled out at a later point.“
Tante libra (anzi, diem)
Verrranno emesse dunque numerose libra (≋USD, ≋EUR ecc.), ciascuna agganciata alla divisa di paesi singoli (o gruppi di paesi come per l’Euro), dotate di riserve denominate nella valuta classica corrispondente.
Vanificando dunque – a nostro avviso – la visione iniziale di Facebook.
Eppur si muove
Anche se…nel white paper viene citata la necessità di una “Libra Libra” (≋LBR o forse ≋DIEM ) destinata alle nazioni per le quali l’associazione non ha creato una Libra corrispondente.
≋DIEM
Divisa dunque mondiale che potrebbe essere utilizzata per le transazioni internazionali e magari anche per quelle nazionali. Insomma, come dicono gli anglosassoni, back to square one (rieccoci al punto di partenza).
Back to Biden-land
Ultimo sviluppo a maggio 2021. Come riportato da CNBC, DIEM decide di spostare la propria sede dalla neutrale svizzera agli Stati Uniti d’America e contemporaneamente abbandonare la richiesta di operare come gestore di pagamenti in Svizzera. In merito Stuard Levy, CEO di Diem ha affermato “Our plans take the project fully within the US regulatory perimeter and no longer require a license from FINMA“, lasciando ipotizzare un debutto di diem nella sola versione ≋USD e in qualche modo conforme ai desiderata degli USA.
No sanctions (yet)
Mossa che tra l’altro permette (forse) di rimandare le probabili grane con Margaret Vestager e la sua fissazione per le sanzioni.
Silvergate
Nella nuova configurazione il partner finanziario che gestirà exchange e la riserva finanziaria è Silvergate, una banca specializzata tra l’altro nelle le criptovalute.
Conclusioni
Difficile arrivare a conclusioni definitive. La nostra lettura è che sia tuttora in corso una feroce battaglia tra l’establishment politico finanziario e la comunità degli innovatori della Silicon Valley, forti delle loro vision, della capacità di creare sistemi informatici altamente scalabili e delle enormi capitalizzazioni borsistiche (…espresse in Dollari). Per parte nostra, proveremo a chiedere lumi direttamente a Andreessen Horowitz, la casa delle migliori menti della Valley. Se ci risponderanno non mancheremo di ritornare sull’argomento (M.H.B. per NL)