La politica di Google sulle inserzioni pubblicitarie online risulta apparentemente ambigua nell’ultimo periodo.
L’azienda, che controlla gran parte del mercato advertising sul web (basti pensare al successo di AdWords) per un giro d’affari che vale diversi miliardi di euro, sta per lanciare un Adblock integrato nel browser Chrome che consentirà agli utenti di filtrare gli annunci ritenuti invasivi. E qui insorgono i dubbi sull’efficacia del sistema, considerato che l’OTT ha già fatto sapere che il blocco non verrà applicato ai banner che rispetteranno le linee guida scelte da Google. In altri termini, c’è il forte rischio che una sola società diventi arbitro del settore e divida il mercato in “buoni” e “cattivi” in base ai propri interessi.
Dall’altra parte, invece, a Mountain View stanno perfezionando un servizio che consentirà agli editori di inviare messaggi per proporre agli utenti di disattivare il proprio adblock o pagare per accedere ai contenuti. Il “Funding Choice” è già attivo in Regno Unito, Germania, Usa, Australia e Nuova Zelanda, ma potrebbe essere esteso a breve anche nel resto d’Europa e in Asia. Il gigante tecnologico si trova in un conflitto di interessi insostenibile in futuro perché possiede due categorie di clienti, gli editori e gli utenti (o venditori e compratori), che hanno esigenze difficilmente conciliabili. (M.R. per NL)