Sposato (Aruba): GAIA-X si propone di dettare un nuovo standard europeo per la creazione e l’erogazione di servizi cloud ideali per la conservazione, gestione ed elaborazione dei dati di imprese e cittadini e questo mira a rafforzare l’innovazione e l’adozione del cloud computing, ma allo stesso tempo favorisce la sovranità digitale europea.
Libro bianco
Un libro bianco appena pubblicato da KPMG fornisce importanti numeri riguardo all’evoluzione del cloud nel vecchio continente e indica alcuni scenari per il futuro Cloud sovrano europeo.
Un argomento di cui avevamo iniziato a parlare a Marzo 2021 e sul quale è intervenuto il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao al Festival dell’economia di Trento.
Ne emerge il quadro di un’Europa debole, dove l’Italia spesso non è neppure citata. Anche se, va detto, qualcosa si muove.
Il problema
GoogleCloud, Amazon Web Services, Microsoft Azure, Oracle: i giganti del cloud statunitensi dispongono di una vasta offerta di servizi sulla base dei quali anche le società europee stanno costruendo i propri progetti applicativi di nuova generazione. Piccolo problema: sono tutti soggetti alle leggi degli Stati Uniti d’America. E non a quelle europee.
Cloud Act
Cosa non indifferente, considerato che il Clarifying Lawful Overseas Use of Data Act (CLOUD Act) del marzo 2018 dona la facoltà a FBI e enti equivalenti di ottenere accesso ai dati di qualunque azienda sia ospitata presso questi cloud provider, indipendentemente da dove fisicamente siano localizzati i loro server.
Microsoft e FBI
Ne consegue che anche se – come nel caso di Microsoft – i dati dei clienti europei restano in Europa questo non esime le società dal doverli consegnare all’FBI su richiesta. Non esattamente una cosa compatibile con la normativa sulla privacy e soprattutto con gli interessi strategici del vecchio continente.
KPMG, il libro bianco
Il libro bianco di KPMG aiuta a definire i contorni della questione. A livello di numeri il mercato europeo, stimato a 53 miliardi di euro nel 2020, dovrebbe raggiungere i 260 miliardi nel 2027. Corrispondenti ad un tasso annuo di crescita composto (CAGR) pari a , oltre il 22%.
I fornitori di infrastruttura (e servizi)
Tra le tante tabelle presentate, quella più inquietante per l’Italia è relativa ai fornitori dell’infrastruttura, cioè gli enti a cui gli americani potrebbero domandare l’accesso ai nostri preziosi dati. Su 10 fornitori indicati, solo 2 (OVH e SAP) sono europei: uno francese e uno tedesco.
Il ministro per la transizione digitale
Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vincenzo Colao ha riconosciuto la gravità del problema parlando al Festival dell’Economia di Trento . Non siamo riusciti a recuperare le parole esatte del ministro: la gran parte dei siti di informazione cita come risposta una futura gara per la costituzione di una NewCo in partnership pubblico-privato, apparentemente per arrivare alla definizione di un gestore unico del cloud.
La Rete Unica
Ma sarà questa la sua intenzione ? Vale la pena ascoltare l’intervento di Colao al Festival, nella parte dove si parla di un altro possibile monopolista, quello della Rete Unica.
Gustosissima la sua vivace reazione (al minuto 15) a quanto detto dal professor Polo quando sembrava che questi stesse difendendo il progetto tutto italiano di una rete unica.
Idea inspiegabilmente promossa come buona e giusta anche da gran parte della stampa. Ma in un festival intitolato Il Ritorno dello Stato (idea probabilmente concepita durante il governo precedente) la cosa era anche prevedibile.
Colao e il ruolo dello Stato
Colao lo dice chiaramente: lo Stato interviene in prima persona solo se gli attori privati non riescono, singolarmente o in associazione d’impresa, a fornire il tipo di servizio richiesto. Ci riserviamo in ogni caso di approfondire a breve e direttamente se lo stesso pensiero si applica alla questione cloud.
Libertà di scelta
Una cosa pare certa: analogamente al caso francese, la formula adottata dovrebbe lasciare la possibilità alle singole amministrazioni di scegliere se utilizzare questo futuro Polo Strategico Nazionale o uno degli operatori di mercato certificati. Uno dei quali, un’eccellenza forse poco conosciuta, è Aruba.
Parliamo di cloud con Aruba
Abbiamo dunque deciso di intervistare Gabriele Sposato, direttore marketing di Aruba per avere la sua prospettiva sulla questione e sull’iniziativa europea denominata Gaia-X
La società
(Newslinet) – Due parole su Aruba.
(Gabriele Sposato) – Aruba è un’azienda che nasce a Firenze, nel 1994 come uno dei primi Internet Service Provider italiani. Ad oggi è cresciuta e si è strutturata in un gruppo con diverse anime: è il più grande cloud provider italiano e la prima società in Italia per i servizi di web hosting, registrazione domini, email professionale, PEC, fatturazione elettronica, firma digitale.
Business Unit Dedicate
L’offerta di servizi è ampia e diversificata, per personalizzarli al meglio internamente siamo organizzati in business unit specializzate nel supporto a clienti che acquistano attraverso i nostri store (privati, professionisti e PMI), ai clienti business (rivenditori e partner IT), attraverso un canale dedicato ed ai clienti enterprise e Pubblica Amministrazione con un’organizzazione dedicata ai progetti e soluzioni IT complesse
Oltre 200.000 m² nel solo Data Center di Bergamo.
(NL) – Creare un’infrastruttura a supporto di servizi cloud è time e capital-intensive. A che punto è Aruba?
(G.S.) – Tutti i nostri servizi sono erogati da Data Center proprietari: Global Cloud Data Center (IT3) ) è situato a Bergamo ed il più grande data center campus d’Italia (200.000 m² di superficie); i due data center di Arezzo (IT1 e IT2) grazie alla loro vicinanza e reciproca interconnessione consentono massimi livelli di ridondanza;
Data Center per la PA
Hyper Cloud Data Center (IT4) è in fase di realizzazione a Roma e destinato a diventare presto un punto di riferimento strategico per Enterprise e Pubblica Amministrazione. Un ulteriore Data Center di proprietà a Ktiš (Repubblica Ceca), che è principalmente dedicato ai Paesi dell’Europa centrale e orientale.
Una rete europea
A questi si aggiungono data center partner che erogano servizi a livello europeo da Francoforte, Parigi e Londra (che fanno parte della rete Equinix IBX) oltre a Praga e Varsavia: questo network ci consente di mettere a disposizione un sistema ridondante di data center in posizioni strategiche. La nostra rete fornisce quindi un’eccellente connettività, non solo tra i nostri data center ma anche con la rete Internet globale. I nostri clienti, in questo senso, hanno la completa libertà di scegliere il Paese in cui localizzare il proprio progetto IT, così come il sito di produzione della propria infrastruttura e del Disaster recovery.
Hybrid Cloud
(NL) – Da Hosting a Cloud a Hybrid Cloud: come stanno gestendo la migrazione le aziende italiane
(G.S.) – Vediamo numerose aziende rivolgersi a noi per esigenze di migrazione ad una infrastruttura in cloud, sono sempre più orientate verso l’outsourcing in data center certificati prediligendo servizi di cloud dedicato o soluzioni ibride.
Core business
Sempre più spesso le aziende intendono concentrarsi sul proprio core business e lasciano a noi l’onere di gestione dell’infrastruttura; a volte poi la complessità di gestione della propria infrastruttura ha raggiunto un livello tale da richiedere un alto supporto di management in termini di competenze, monitoraggio e rapidità d’intervento e quindi diventa utile affidarsi a degli specialisti.
Hybrid Cloud
Esistono poi altre esigenze che vedono le aziende orientarsi verso l’Hybrid Cloud: ciò consente di gestire in modo pratico le integrazioni tra istanze fisiche e cloud e di andare oltre i limiti dell’infrastruttura cloud pubblica. Sono quindi a disposizione sia integrazioni con hardware on-premise dei clienti, sia con hardware in outsourcing – come le infrastrutture dedicate.
Il possibile ruolo di GAIA-X
(NL) – GAIA-X, un progetto di cui NL si è occupata di recente. Voi che ne siete parte integrante, come lo vedete?
(G.S.) – GAIA-X è un progetto che abbiamo sostenuto e a cui abbiamo aderito dal giorno uno. Siamo convinti che sia realmente possibile creare una federazione di operatori e servizi cloud europei che possano rendere i paesi e le imprese dell’Unione molto più indipendenti dall’utilizzo di piattaforme extra-UE.
GAIA-X nuovo standard
GAIA-X si propone di dettare un nuovo standard europeo per la creazione e l’erogazione di servizi cloud ideali per la conservazione, gestione ed elaborazione dei dati di imprese e cittadini e questo mira a rafforzare l’innovazione e l’adozione del cloud computing, ma allo stesso tempo favorisce la sovranità digitale europea.
Un vero progetto europeo
Grazie a questo progetto, si aspira ad avere dei servizi – erogati a cittadini e imprese, italiani o europei – che devono rispettare le stesse leggi e gli stessi standard tecnici, in modo da garantire l’interoperabilità tra tutti noi operatori, a beneficio degli utenti. (M.H.B. per NL)