Web. Anche i ricchi piangono: la crisi italiana tocca anche la Big G

Per la prima volta dal 2003 (primo bilancio di Google Italia disponibile), il fatturato tricolore del gruppo registra una battuta d’arresto e risente della situazione di generale crisi che coinvolge il nostro paese.

Di certo il business di Mountain View nella penisola non viene messo in dubbio e i suoi numeri restano importanti: i dati però risultano in frenata sugli scorsi anni. Nel dettaglio i ricavi 2013 calano dai 52,2 mln ai 49,1, l’EBIT si ferma a 3,7 mln (partendo dai precedenti 3,9 mln), mentre anche il risultato netto risulta in diminuzione rispetto al 2012 e passa da 2,6 mln di euro a 1,9 mln. Come precisato dalla relazione di Google Italia sulla gestione del bilancio chiuso il 31 dicembre scorso “La società ha registrato una diminuzione della propria attività. I minori investimenti nel settore marketing hanno portato a un decremento del fatturato dell’esercizio. Inoltre i costi del personale sono aumentati in relazione alla crescita dell’organico”. Ricordiamo ai nostri lettori che i costi del personale hanno inciso notevolmente sul bilancio (+13,3% per 26,9 mln di euro): l’organico è cresciuto lo scorso anno fino a comprendere 157 lavoratori, dai precedenti 144 (un dirigente in più, oltre a 8 impiegati e 5 quadri). Per il 2014 intanto la filiale italiana della multinazionale si aspetta comunque “un incremento nell’attività di marketing” ma non è dato sapere né di quanto né se sarà sufficiente a recuperare terreno e ad avanzare. Ma forse, come riportato sulle pagine di Italia Oggi, a impensierire maggiormente Google sono le prossime sfide globali: concorrenza a parte, c’è la costante pressione degli editori europei per ottenere un risarcimento sui diritti d’autore degli articoli indicizzati dal motore di ricerca, nonché la volontà di molti stati di far pagare al colosso le tasse sui propri territori, impedendogli di farlo in nazioni dalla normativa fiscale più vantaggiosa – da sottolineare che in Italia vengono pagati 1,8 mln di euro l’anno -. “Google rispetta le normative fiscali in Italia e in tutti i Paesi in cui opera – ha reso noto il portavoce della società -, la realtà dei fatti è che la maggior parte dei governi usa gli incentivi fiscali per attrarre investimenti stranieri e questo crea posti di lavoro e crescita economica e, naturalmente, le aziende rispondono a questi incentivi. E’ una delle ragioni per cui Google ha stabilito la propria sede europea in Irlanda, unitamente alla possibilità di assumere personale qualificato. Se ai politici non piacciono queste leggi – ha concluso il portavoce – loro hanno il potere di cambiarle”. (V.R. per NL)
 

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