In violazione con le norme del buon senso, oltre che della neutralità di rete, Agcom avanza, in seguito ad un’indagine conoscitiva, la proposta di imporre alle app di messaggistica un dazio da pagare agli operatori di rete, per il trasporto dei dati e l’utilizzo dei numeri di telefono.
Agcom punta il dito contro le applicazioni di messaggistica come Whatsapp e discute una proposta che imponga a queste un “obbligo a negoziare” con gli operatori tlc una somma da corrispondergli in cambio del trasporto sulla rete e l’utilizzo dei numeri di telefono che sono proprietà degli operatori. Antonio Preto, relatore dell’indagine conoscitiva condotta dall’authority, sostiene che i proprietari di queste applicazioni dovrebbero sostanzialmente pagare un pedaggio “equo, proporzionato, non discriminatorio” in modo da non rischiare di schiacciare i player meno potenti e lasciare mercati in mano ai colossi come Facebook. Il problema della proposta sta nella palese violazione delle norme sulla neutralità di rete, approvate dal Parlamento Europeo sul finire dello scorso ottobre e che, sostanzialmente, impongono alle telco di trattare tutto il traffico internet nello stesso modo e vietano categoricamente di discriminare i contenuti offerti dal web; ovviamente, se ne può dedurre che a nessuna delle applicazioni di messaggistica possa essere precluso l’accesso al mercato, anche rifiutandosi di corrispondere un pagamento al provider. Inoltre, essendo l’Italia sostanzialmente l’unico paese ad avanzare una simile proposta, questi servizi potrebbero semplicemente abbandonare il nostro paese e risolvere quindi il problema a monte. Nella proposta, si legge inoltre che ai gestori delle applicazioni sarebbe permesso di accedere alla possibilità di effettuare addebiti diretti sul credito telefonico, spingendo di fatto verso un modello freemium che non è proprio di tutte le app di messaggistica (ad esempio Whatsapp è ormai completamente gratuita). (E.V. per NL)