Tirando le somme per l’anno 2020, l’andamento negativo della raccolta pubblicitaria ha travolto la maggior parte dei settori, ad eccezione del web.
Complessivamente, nei primi dieci mesi il calo degli investimenti adv è stato pari a –14,1% rispetto all’anno precedente. Escludendo il settore search, social e OTT, la perdita si attesta a -18,7%.
2020 disastroso per tutti i settori tranne che per il digitale
Nel periodo preso in esame, il comparto televisivo ha registrato un calo del -13,7%, mentre la stampa ha segnato un calo a doppia cifra sia per i quotidiani (-18,5%) che per i periodici (-39,9%).
Per quanto riguarda la radio, che avrebbe dalla sua le risorse per crescere e risollevarsi, è crollata a -27,3%.
Unico settore che si è salvato (ma era prevedibile) è il web
Secondo le stime di Nielsen, l’universo del web advertising – comprendente search, social, classified (annunci sponsorizzati) e gli OTT – è stato infatti l’unico medium ha segnare un trend positivo (9,6%) nel mese di ottobre 2020 ed una perdita marginale del -4,9% nel periodo gennaio-ottobre.
Rai e Le Figaro: sviluppare il proprio business sul web è fondamentale
I dati parlano chiaro: se c’è una cosa che dovremmo aver già capito da tempo è che il digitale è la chiave di svolta. Lo ha dimostrato l’esperienza di RAI.
Sviluppare una strategia digitale è fondamentale e anche una testata giornalistica di fama mondiale come Le Figaro sta procedendo in questo senso.
“Il nostro lavoro da diversi anni è risparmiare soldi nella carta stampata e investirli sul digitale”, ha commentato Bertrand Gié (direttore del Pole News, divisione informazione del gruppo), in un’intervista riportata su Italia Oggi.
Le Figaro attivo anche nell’e-commerce. Gié: sviluppare il marchio nel digitale è importante, ma occhio a Google e Facebook
Le Figaro, negli ultimi anni, ha cercato di differenziarsi, espandendo la propria attività su più fronti. Tra questi, l’e-commerce per promuovere la vendita di biglietti per il teatro e viaggi.
In un periodo storico in cui la carta stampata sta rapidamente scomparendo, è fondamentale secondo Gié spostare il proprio focus su nuovi settori. Il digitale rappresenta un’opportunità, anche se la pressione degli OTT non è per nulla irrilevante. “Sviluppare il marchio nel digitale funziona molto bene per l’audience, ma non per la pubblicità perché l’80%/90% del mercato è nelle mani di Google e Facebook. Si devono trovare nuovi territori, se non lo fai dovrai solo licenziare personale”, commenta sul punto il direttore del polo dell’informazione.
“Abbiamo 24/25 milioni di utenti unici al mese, più un altro 20% se aggiungiamo anche l’audience fuori dalla Francia e qualcosa come 200 mila abbonati digital only in crescita”, spiega Gié, che prosegue “Lavoriamo per avere una migliore offerta ed essere migliori nel trovare nuovi abbonati e trattenere quelli vecchi”.
Contano anche le app, i dati e gli abbonamenti
Con l’obiettivo di dare maggior appeal al proprio prodotto digitale, Le Figaro ha sviluppato una serie di servizi.
“Lavoriamo molto sul prodotto per permettere agli abbonati di avere la migliore esperienza possibile. Abbiamo lanciato un’app per i cruciverba come il New York Times. Usiamo sempre più i dati per migliorare il churn rate (“tasso di abbandono”): per esempio posso vedere se un utente non legge articoli da molti giorni e quindi c’è il rischio che ci abbandoni, così gli offro i contenuti preferiti. Poi abbiamo lanciato un pacchetto di abbonamento family per più utenti”, chiosa Gié. (G.S. per NL)