La spesa, in Europa, per la pubblicità on-line continua la sua crescita inesorabile, nonostante persista la posizione subalterna nei confronti degli “scopritori” di tale settore: ovviamente gli americani. Le previsioni di eMarketer parlano di una quota pubblicitaria altissima che internet strapperà agli altri media: si profetizza che entro il 2010 l’on-line raggiungerà una quota del 9,4% sugli investimenti totali, a discapito di quotidiani e periodici, che continueranno il loro inesorabile declino (sul piano pubblicitario, intendiamoci), ma ancora non a danno della televisione, che, almeno per altri quattro-cinque anni vedrà salire le proprie quote di mercato. Ovviamente questi dati riguardano una media europea, ma se si va ad indagare nel dettaglio, si scopre che l’Italia si trova ad affrontare un ritardo imbarazzante rispetto all’ Europa settentrionale; basti pensare che la quota che i pubblicitari inglesi investono in rete, per ogni cittadino navigatore, è di 167 euro annui, contro i 105 euro dei francesi e gli appena sette euro degli italiani. Questo solo per comprendere il gap che esiste tra noi ed i paesi del nord. E la colpa non è degli italiani in quanto popolo, ma della nostra classe politica, troppo miope nei confronti delle vere esigenze della gente (come può essere un’adeguata promozione della rete e delle sue immense possibilità) e continuamente immersa in polemiche politiche e logiche di partito, lontane anni luce dai veri bisogni della gente. Tornando all’advertising, fa piacere segnalare lo sviluppo costante che si sta registrando nei paesi dell’est europeo, dove, secondo quanto emerge dai dati PrincewaterhouseCoopers e Wilkofsky Gruen Associates, la pubblicità in rete viaggia a tassi di crescita del 28,6% ed il volume d’affari si sta progressivamente allargando: basti pensare che, rispetto agli 89 milioni di euro investiti nel 2004, nel 2010 si prevede che ne verranno investiti 372 milioni. Sicuramente saranno arrivati in notevole ritardo, ma certamente i leader politici dei paesi dell’est hanno compreso maggiormente le potenzialità di questo settore, rispetto ai nostri, ancora occupati a giustificare nei confronti della Santa Sede le proprie intenzioni di legiferare sui Pacs. (L.B. per NL)