Talvolta ci si chiede come possa l’innovazione incombere sulla popolazione italiana. E ancora più spesso, riflettendo sulle effettive possibilità di risparmio economico che talune situazioni genererebbero senza complicazioni, ci si interroga, in modo ancora più approfondito, sul significato delle numerose lungaggini e ritardi che spesso non consentono di attivare quanto previsto dalle norme vigenti. Domane lecite, risposte ancora vaghe. Da qui nasce la perplessità per i ritardi che la P.A. italiana accusa nel comparto del rinnovo tecnologico dei propri strumenti. In particolare, il caso è quello dei dispositivi di telefonia noti come Voip che, sebbene previsti dall’ultima finanziaria, sono attualmente diffusi solo in alcune P.A. centrali (a quanto riferisce PubblicaAmministrazione.net, “si contano, addirittura, sulle dita di una mano”). La netta (e spesso volontaria) esclusione delle PA locali da certi fenomeni potrebbe risultare sintomo di sufficienza. E come effetto non può che avere un rallentamento del percorso di migrazione verso le tecnologie di internet, di cui il Voip è evidentemente parte. Inoltre, l’apparente disinteresse per il risparmio rimane un aspetto piuttosto incredibile di tutto il processo. Questo è quanto emerso dallo studio “Il Voip nella Pubblica amministrazione centrale – Pratiche, esperienze, opinioni”, promosso da Microsoft durante il convegno Unified Communication, tenutosi ieri a Roma. Tra le altre cose nel report si legge quanto segue: “L’uso del Voip riguarda in genere le PA il cui processo di digitalizzazione è in fase avanzata e quelle caratterizzate da mission istituzionali specialistiche (tratto da PubblicaAmministrazione.net)”. Ma la finanziaria non riguarda solo “le P.A. il cui processo di digitalizzazione è in fase avanzata”. Le chiama in causa tutte. (Marco Menoncello per NL)