“Ma quale stallo nella diffusione delle copie? Chi ha parlato di minacce di cassa integrazione?”. Così, Vittorio feltri (foto), direttore di “Libero”, combattivo come sempre, risponde a chi aveva tacciato il suo giornale d’aver invertito la rotta dopo un trend positivo nelle vendite durato oltre due anni. “Le nostre vendite sono sempre in aumento – dice – Il Giornale non ci ha eroso copie, forse è vero il contrario”. Non risparmia stoccate nemmeno al suo ex quotidiano, quindi, diretto per cinque durante il delicato passaggio dall’era dell’indipendenza montanelliana a quella del giornale di partito, o di coalizione. La sua ultima creatura, “Libero”, è stata probabilmente la scommessa meglio riuscita per Feltri, nonostante sia stato a lungo additato come controfigura del “Giornale”, nel frattempo affidato a Belpietro prima e a Giordano, poi. Sono 130-135 mila i suoi lettori abituali, nelle cui file, però, si annoverano anche coloro che ne fruiscono gratuitamente (e sono tanti, checché ne dica il direttore) negli aerei, nei treni, negli aeroporti e così via. Nessuna crisi, in ogni caso, anzi: la diffusione sarebbe aumentata, sempre secondo i dati a disposizione del suo direttore, del 10% nel solo mese di gennaio, approfittando, probabilmente, della crisi del Governo Prodi, sapientemente cavalcata dalle file dei quotidiani apertamente berlusconiani, “Libero” e “Il Giornale” in primis. Le previsioni, comunque, vista anche la buona riuscita dell’opera di discredito a danno dell’esecutivo di centro-sinistra, sono rosee e si annuncia un ulteriore incremento del 30% del fatturato, nonostante il periodo di rodaggio cui dovrà far fronte Visibilia, la neonata concessionaria pubblicitaria interna che va a sostituire la Pk. La storia del giornalismo di casa nostra, però, parla chiaro, sin dai tempi del primissimo “Corriere” di Torelli Violler: la condizione migliore per tenere in forma un giornale è stare all’opposizione, attaccando il potere si vende di più. Viene il dubbio che la strenua campagna per riportare Berlusconi al potere, alla fin fine, finisca per danneggiare “Libero”. (Giuseppe Colucci per NL)