(La Stampa.it) – Alla fine sono stati Gianfranco Fini e Renato Schifani a staccare la spina a Riccardo Villari. I presidenti delle Camere, forti del parere raccolto stamattina dalle Giunte per il regolamento, hanno sciolto la commissione di Vigilanza inviando a tutti i componenti una lettera di revoca della loro nomina. Una decisione resa necessaria per «risolvere una non più sostenibile situazione di paralisi dell’organo parlamentare», si legge nelle motivazioni. Questo perchè «il Parlamento si è venuto a trovare nella condizione di non potere esercitare, per il tramite essenziale di tale organo, fondamentali prerogative in materia di servizio pubblico radiotelevisivo, a tutela di valori costituzionali primari quali la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà ed il pluralismo dell’informazione».
A questo punto, dovrebbe al più presto prendere il via l’era Zavoli. I gruppi parlamentari sono chiamati a indicare al più presto i nomi dei nuovi componenti, una ’praticà che potrebbe essere chiusa entro domattina. I commissari saranno sostanzialmente gli stessi con la vistosa eccezione del presidente uscente ormai passato al gruppo Misto che, ironia della sorte, dovrebbe confermare quel Luciano Sardelli che con il radicale Marco Beltrandi si è schierato al fianco di Villari nella battaglia di questi giorni.
Nel Pd, il posto di Villari è stato assegnato a Mauro Ceruti. Assolto quest’obbligo, alcuni commissari uscenti prevedono che la convocazione della nuova Vigilanza possa arrivare già per l’inizio della prossima settimana. Pd e Pdl hanno ribadito l’intenzione di indicare Zavoli come presidente. Ma l’accelerazione impressa dai presidenti dei due rami del Parlamento rischia di fare diverse «vittime». A cominciare da Beltrandi che, benchè confermato nel ruolo di commissario, ha già annunciato di voler impugnare la ’rimozionè della Vigilanza e di non voler interrompere lo sciopero della fame.
E Villari? Tutti guardano alle prossime mosse del presidente uscente che, con un colpo di coda, oggi ha fissato una riunione della commissione per venerdì prossimo (poi formalmente sconvocata) per discutere dei nuovi eventi: «È la sede propria per approfondire quanto sta succedendo», ha detto. Per Giorgio Merlo, del Pd, si sarebbe trattato di «una riunione tra amici». La questione è sempre quella: presentare ricorso alla decisione di Fini e Schifani e, se sì, per quali vie. «Devo valutare», si è limitato a dire il senatore napoletano a chi lo ha interpellato su questo.
In questo senso, la riunione di venerdì prossimo sarebbe stata utile a sollevare un conflitto di attribuzione, anche se con modalità tutte da verificare. Ma Fini e Schifani sono stati più lesti di Villari. I costituzionalisti, infatti, hanno spiegato chiaramente che alla Corte costituzionale si può rivolgere la commissione come organo dello Stato, difficilmente può farlo un singolo parlamentare. Beltrandi ha parlato oggi di un ricorso alla Corte europea di giustizia, una via comunque tortuosa. Più di natura politica è invece l«intoppò che potrebbe arrivare dall’Idv.
Ieri Antonio Di Pietro ha fortemente criticato lo scioglimento della Vigilanza: «Una scelta peggiore del male», ha detto lamentando il fatto che il Parlamento avesse, in modo «immorale e illegittimo, escluso Idv dalla presidenza della commissione». Un riferimento alla candidatura, tramontata, di Leoluca Orlando. Per questo Idv sta tirando per le lunghe l’indicazione dei suoi due commissari. Una riunione dei gruppi parlamentari è fissata per oggi alle 13 a Montecitorio. Da quanto si apprende, se Di Pietro non dovesse decidere un improbabile Aventino i commissari Orlando e Pardi sarebbero confermati e alla fine non dovrebbe mancare il voto per Zavoli presidente.