Il 2017 è l’anno del boom del video on demand nell’area del Sud Europa, Italia compresa: secondo quanti riporta ItaliaOggi, un rapporto di ItMedia Consulting rivela che ad oggi il settore vale 4,25 miliardi di euro in Europa Occidentale e il trend crescente supererà quota 6,7 miliardi nel 2020 (+16%). Il settore del video on demand (vod) comprende più segmenti: il Transctional vod, cioè l’acquisto di contenuti singoli da piattaforme come Chili tv o iTunes, l’Advertising vod, cioè la fruizione gratuita di video preceduti da pubblicità (come avviene per YouTube) e infine il cosiddetto Subscription vod (Svod) ossia l’abbonamento mensile ad una piattaforma di contenuti (ad esempio Netflix, Amazon, Tim Vision e molti altri). Proprio l’ultimo segmento è quello che registra la crescita maggiore: quest’anno vale 2,7 miliardi di euro in Europa Occidentale, ma le proiezioni sono di una crescita del 22% al 2020, per un valore di 4,8 miliardi di euro, quindi maggiore del valore attuale dell’intero segmento. A spiegare questa crescita esponenziale ci sono concause di ordine tecnico, comportamentale e strategico. Da un lato, infatti, è intervenuta la disponibilità del video su mobile unitamente all’implementazione della banda larga e ultra-larga, nonché lo sviluppo di servizi ad altissima definizione (Ultra HD); dall’altro lato è mutato il comportamento dei consumatori e le aziende hanno saputo intercettare nuovi gusti e tendenze grazie ad un utilizzo consapevole dei big data a loro disposizione. Esemplare il caso House of cards, serie tv acquistata da Netflix per ben 100 milioni di dollari, eccezionale investimento fatto con la certezza che il prodotto avrebbe incontrato i gusti degli utenti ed attratto nuovi clienti. Netflix, però, si è spinta ben oltre nell’utilizzo dei big data: ha creato 10 trailer tarati e proposti a target differenti (possibilità, quest’ultima, che è caratteristica solo dell’online): il risultato è stato un incremento del 7% degli abbonamenti, cioè 2 milioni di sottoscrizioni. Il reale potere di case come Netflix e amazon sta dunque nell’imponente massa di dati che possiedono e gestiscono (le aziende contano, ciascuna, oltre 100 milioni di utenti a livello globale) e che danno indicazioni precise su quali contenuti piacciono e sul modo in cui questi devono essere proposti ai diversi target di riferimento. Queste potenzialità fanno impallidire gli attuali sistemi di rilevazione degli ascolti televisivi e assumono le sembianze di un sorriso beffardo in risposta ai fischi che la platea di Cannes ha riservato al lungometraggio prodotto da Netflix presentato alla kermesse: anche il cinema più refrattario al cambiamento, se vuole sopravvivere, è chiamato a ripensare se stesso in ordine alle evoluzioni nel settore dell’intrattenimento. (P.B. per NL)