Vicenda Rete 4: modificato l’emendamento all’art. 8 bis

Passo indietro del Governo o abile diplomazia? Gli eventi di questi ultimi tre giorni sono la prova che non sempre maggioranze “corpose” riescono a governare senza intoppi.

Infatti, è bastata l’ostruzionismo dell’opposizione per convincere il Governo a ritrattare le proprie posizioni su un emendamento riguardante le frequenze televisive ed il loro esercizio, che era stato inserito nel decreto legge in materia di assolvimento di obblighi comunitari (59/2008). D’altronde l’Europa contesta all’Italia aspramente l’atteggiamento mostrato in materia di televisione e il nostro paese, grazie alla (in)attività a riguardo dei governi che si sono susseguiti nel tempo, dal 1990 ad oggi, rischia forti multe (oltre 9 milioni di euro). Ma è anche vero che il Governo Prodi non aveva finora fatto nulla in materia, confidando in un’assai improbabile approvazione della utopica legge di riforma di Gentiloni. Certo l’entità della posta in gioco e la delicatezza dei temi trattati avrebbero dovuto suggerire al Governo di meditare più a fondo le proprie mosse, consultare l’opposizione e muoversi in maniera meno dirompente, magari proprio nell’ambito di quella diplomazia politica che, è stato detto, avrebbe caratterizzato le nuove manovre. Invece, il tentativo di far approvare rapidamente l’emendamento incriminato in un decreto che si occupava di tutt’altra materia, ha avuto come esito quello di addivenire a diverse riformulazioni dell’emendamento stesso, con un’opposizione più che soddisfatta della brutta figura dell’esecutivo e la constatazione di una maggioranza parlamentare meno compatta di quel che poteva sembrare, con un ampio assenteismo. Invero, nella sostanza, né Rete 4 pare a rischio nella sua vita terrena, né, per converso, Europa 7 parrebbe in procinto di insediarsi sulle sue frequenze. I riferimenti alla legge Gasparri restano e non è quindi messa in discussione la possibilità per le emittenti in gioco di continuare la propria attività. Riportiamo il testo nella nuova formulazione approvata: “Fermo restando quanto stabilito dalla vigente normativa di riferimento in materia di radiodiffusione televisiva, il trasferimento di frequenze tra due soggetti titolari di autorizzazione generale avviene nel rispetto dell’art. 14 del Codice delle Comunicazioni elettroniche di cui al D.Lgs. 01 agosto 2003, n. 259 e successive modificazioni”. Di seguito, invece, il testo eliminato: “La prosecuzione nell’esercizio degli impianti di trasmissione è consentita a tutti i soggetti che ne hanno titolo fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni televisive in tecnica digitale, nel rispetto del programma per il passaggio definitivo alla trasmissione televisiva digitale di cui al comma 5 e dell’attuazione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze”. Ad ogni modo, ciò che resta è che l’emendamento sulle frequenze Tv, inserito di gran fretta in un decreto in scadenza che parlava di tutto tranne che di televisioni e comunicazione, è stato riformulato dal Pdl per la seconda volta in due giorni. Ma quale è il senso delle modifiche apportate all’emendamento? In sostanza, si prende tempo, evitando però di ribadire quanto c’è già nella Gasparri, e cioè che tutto prosegue com’è nell’etere analogico fino all’avvento del digitale. (M.P. per NL)

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