Sport Press nasce nel luglio del 1997 come agenzia di stampa. Ben presto si trasforma in un giornale online dedicato allo sport bolognese.
Dal 2005 parte anche la sezione della web tv (www.sportpress.it), come finestra internet per la pallavolo italiana e portavoce ufficiale del magazine settimanale Top Volley. La trasmissione omonima, di successo già dal 2000 per effetto della diffusione su emittenti locali, dall’anno in corso è in onda anche su Sky nei canali del gruppo 800. Sport Press crede nel web per la diffusione di programmi sportivi, consapevole dell’utenza di appassionati che, pur di “non perdere un servizio”, si collega ovunque. Ce ne parla la direttrice di testata Laura Tomassini.
Quando e perché nasce Sport Press web tv? Qual è la mission di Sport Press web tv?
La web tv di Sport Press nasce nel 2005 con l’obiettivo di ospitare le trasmissioni di Top Volley, magazine settimanale dedicato alla pallavolo.
Come si articola il palinsesto di Sport Press web tv? Con quale periodicità aggiornate i contenuti?
Il palinsesto è interamente dedicato alla trasmissione Top Volley, trasmessa 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, replicando le ultime puntate. E’ aggiornata settimanalmente a seguito della messa in onda di ogni nuova puntata.
Perché scegliere il mezzo di internet per diffondere i contenuti di Sport Press web tv? I vostri contenuti sono trasmessi anche su canali satellitari o digitali terrestri? In caso contrario, avete mai pensato di proporvi agli operatori di rete locali come fornitori di contenuti?
La trasmissione Top Volley è trasmessa dal 2000 su emittenti locali partendo dall’analogico e passando ora al digitale. Inoltre da quest’anno è in diretta sulla piattaforma Sky. La scelta della web tv è stata dettata dalla volontà di rendere fruibile a qualunque appassionato di pallavolo la trasmissione prima in onda solo in Emilia Romagna sulle emittenti locali tradizionali.
Come descrivereste il web-spettatore di Sport Press web tv? E’ possibile circoscrivere il vostro target?
Sicuramente sportivo ed appassionato di pallavolo.
Se il citizen journalism è oggi un fondamentale contributo degli utenti alla pubblicazione di prodotti audio e video online, lo favorite in qualche modo?
Sì, stiamo progettando di integrare le nostre trasmissioni con servizi dedicati ad altri sport. Inoltre, vorremmo anche concedere spazio agli spettatori che si volessero improvvisare videomaker per ampliare l’offerta della nostra web tv.
Di quante e quali figure professionali necessita Sport Press web tv per realizzare e trasmettere i propri contenuti? Ci sono anche volontari che collaborano con la vostra web tv?
La redazione del sito www.sportpress.it si occupa autonomamente della parte tecnica della web tv, confezionando le trasmissioni in studi televisivi con registi, fonici, direttori di fotografia e altre figure professionali.
Cosa ne pensate delle tv connesse ad internet? Potranno supportare la veicolazione dei vostri contenuti e diventare valide alternative alle piattaforme del DTT o del satellite?
Crediamo molto nello sviluppo delle tv collegate ad internet e già adesso la pallavolo sfrutta molto lo streaming per la trasmissione di partite in diretta del campionato italiano, primo sport, insieme al tennis, a credere ed investire in tal senso.
La raccolta pubblicitaria sul web sta crescendo negli ultimi anni? Come si sostiene la vostra web tv?
Non cerchiamo pubblicità per la web tv, in quanto il prodotto è pagato direttamente dagli sponsor della trasmissione sulla televisione tradizionale.
Quanto al recente regolamento approvato dall’Agcom, pensate che possa essere utile per fare ordine nel settore delle produzioni web, siano esse radio o tv? Chi sorpassa i 100mila euro di fatturato può effettivamente divenire competitivo nei confronti dei contenuti diffusi con i mezzi tradizionali?
Secondo noi, no. Le attuali vere web tv sono autofinanziate da giornalisti intraprendenti e difficilmente possono raggiungere tali cifre di investimento da parte di terzi. Pertanto, per avere un simile fatturato vuol dire che alle spalle c’è un editore con mezzi ben più rilevanti e senza il citizen journalism come obiettivo aziendale.
(a cura di M.M. e D.A. per NL)