Inchieste e denunce. Sono questi gli elementi principali di Messina web tv (www.messinaweb.tv), mezzo d’informazione siciliano nato nel 2004 per dare voce ai cittadini.
Una web tv fatta non solo per i residenti, ma anche per gli italiani all’estero, che nonostante la distanza dal paese d’origine, non vogliono rinunciare ad avere quotidiani aggiornamenti sulla propria città natale. Quello sintetizzato da Carlo Cucinotta di Messina web tv è un paradigma che, fin dalla nascita del blog Italians di Beppe Servegnini, dimostra come l’informazione online possa effettivamente servire anche a rendere coesa una comunità, nonostante le difficoltà dettate dall’oggettiva lontananza geografica.
Quando e perché nasce Messina web tv? Qual è la mission di Messina web tv?
Nata alla fine del 2004, Messina web tv cerca di proporre la quotidianità vista dalla parte dei cittadini (informazione iperlocale). Realizziamo inchieste e denunce. La mission: dare voce a chi voce non ne ha.
Come si articola il palinsesto di Messina web tv? Con quale periodicità aggiornate i contenuti?
Realizziamo da uno a quattro video-servizi al giorno e almeno 4/5 articoli di informazione. Pubblichiamo appena abbiamo i pezzi pronti, quindi durante tutto l’arco della giornata. Il tutto è on demand, ma la domenica abbiamo un palinsesto di tipo televisivo con i servizi più significativi della settimana e, quando possibile, anche con materiale inedito.
Perché scegliere il mezzo di internet per diffondere i contenuti di Messina web tv? I vostri contenuti sono trasmessi anche su canali satellitari o digitali terrestri? In caso contrario, avete mai pensato di proporvi agli operatori di rete locali come fornitori di contenuti?
Utilizziamo solo il web. Nel passato abbiamo collaborato con una tv locale, ma il rapporto non è possibile per via di “linee editoriali” sostanzialmente diverse. Occasionalmente forniamo materiale a canali satellitari.
Come descrivereste il web-spettatore di Messina web tv? E’ possibile circoscrivere il vostro target?
Impiegati, politici, giovani. Abbiamo anche un certo seguito fuori Italia, in particolare Germania, USA, e paesi dell’America del Sud.
Se il citizen journalism è oggi un fondamentale contributo degli utenti alla pubblicazione di prodotti audio e video online, lo favorite in qualche modo?
Sì, da parte nostra c’è la massima collaborazione in questo senso. Stiamo anche avviando una rubrica settimanale “in diretta” dove metteremo in contatto l’ospite in studio con gli utenti via Skype, email, ecc.
Di quante e quali figure professionali necessita Messina web tv per realizzare e trasmettere i propri contenuti? Ci sono anche volontari che collaborano con Messina web tv?
La figura fondamentale è quella del giornalista che sa fare l’operatore e monta i propri servizi. Abbiamo una decina di collaboratori in gran parte volontari.
Cosa ne pensate delle tv connesse ad internet? Potranno supportare la veicolazione dei vostri contenuti e diventare valide alternative alle piattaforme del DTT o del satellite?
Sì, tecnicamente è possibile, ma si tratta sempre di scelte di strategia editoriale. Noi siamo aperti alla collaborazione.
La raccolta pubblicitaria sul web sta crescendo negli ultimi anni? Come si sostiene la vostra web tv?
La raccolta pubblicitaria in modo organizzato e professionale è iniziata solo da 4/5 mesi. Prima le uniche entrate erano costituite da versamenti volontari dei soci e piccoli lavori su ordinazione.
Quanto al recente regolamento approvato dall’Agcom, pensate che possa essere utile per fare ordine nel settore delle produzioni web, siano esse radio o tv? Chi sorpassa i 100mila euro di fatturato può effettivamente divenire competitivo nei confronti dei contenuti diffusi con i mezzi tradizionali?
La realtà delle web tv, ad oggi, è decisamente lontana dai 100mila euro di fatturato per cui è inutile parlarne. L’Agcom si è mossa a seguito del cosiddetto Decreto Romani che, ritengo, non avesse l’obiettivo di far ordine, ma di limitare la libertà di stampa in senso generale e al tempo stesso tutelare (da cosa esattamente?) i grandi gruppi editoriali. Si è intervenuti in un settore, quello di internet, senza conoscerlo ma – sicuramente – temendo la sua espansione e la sua conseguente libera espressione.
(a cura di M.M. e D.A. per NL)