Google continua a pelare la gatta YouTube: il gruppo Viacom ha inviato al portale ben 100mila takedown notice, chiedendo la rimozione di altrettante clip che, a suo dire, sono state pubblicate illegalmente senza il rispetto del diritto d’autore
Viacom non è nuova a richieste del genere, avendo già chiesto e ottenuto la cancellazione degli show televisivi di Comedy Central nel novembre scorso. Neanche a dirlo, dopo un paio di giorni i video cominciarono a riapparire su YouTube avendo Viacom espresso il desiderio di trovare un modello di business adeguato per distribuire online i propri contenuti televisivi.
Tutto lasciava presagire che quel business fosse proprio YouTube, e che Viacom stessa si sarebbe accodata alla già nutrita schiera di major che avevano siglato un accordo con il pupillo di Google (tra cui Universal Music, CBS, Warner Music e Sony BMG), per mettere al riparo gli introiti attraverso meccanismi di revenue sharing, facendo anche felici gli utenti che avrebbero continuato a fruire gratis di tanta video-abbondanza.
E invece così non è stato: Viacom ora segue 20th Century Fox sulla strada della coercizione legale per vedere rispettati i propri diritti di copyright. Il mese scorso Fox ha trascinato YouTube in tribunale per vedere finalmente cancellati per sempre le clip e gli episodi interi delle serie 24 e The Simpsons, che vanno regolarmente in onda sul network TV della media company.
YouTube, che ha da tempo dichiarato la propria intenzione di sviluppare tecnologie di controllo sui contenuti immessi dalla community per evitare possibili violazioni dei diritti d’autore, pare si stia dimostrando molto efficiente nell’accondiscendere alla richiesta di Viacom: il celeberrimo blogger Cory Doctorow attacca ad alzo zero, accusando YouTube di aver già fatto sparire migliaia di video con altrettanti avvisi inviati agli utenti responsabili, con la minaccia di cancellazione dell’account qualora l’episodio dovesse ripetersi.
Doctorow – come anche altri nomi noti come John Dvorak – fa notare come le diffide previste dal DMCA americano e così abbondantemente utilizzate dall’industria dello spettacolo, tendono ad obbligare i portali alla censura indiscriminata dei contenuti: occorrerebbe valutare e investigare la giustezza di queste richieste, dice il blogger, prima di esaudire tanto diligentemente le richieste dei legali rappresentanti dell’industria.
Certo, la pratica costerebbe in parcelle legali, ma Doctorow sostiene che è una garanzia necessaria che GoogTube dovrebbe adottare nell’interesse degli utenti. “Le grosse compagnie possono a volte rendere il mondo un posto migliore usando i tribunali per stabilire importanti precedenti utili per noi tutti – dice Doctorow – Sony ci ha dato la sentenza Betamax, Verizion il verdetto RIAA contro Verizon. Google potrebbe salvarci dagli spammer a mezzo denuncia”.
Alfonso Maruccia