Il mercato parla chiaro. Non è più una semplice questione di neologismi, ma di una scelta, tra l’altro sempre più consapevole, di migliaia di utenti che preferiscono personalizzare i propri prodotti televisivi. La totale webizzazione dei contenuti video è dietro l’angolo e a dimostrarlo non sono più i noti user-generated-content, percentuale minima dell’offerta complessiva, ma le scelte dei telespettatori moderni. Infatti, mentre l’osservatorio New Tv del Politecnico di Milano presenta l’analisi di circa 1.500 canali digitali provenienti da sei diverse piattaforme, Andrea Rangone, titolare dello stesso progetto, spiega come le diverse forme di fruizione televisiva siano state obbligatoriamente categorizzate, al fine di comprenderne l’utilizzo e le tipologie di pubblico. Non a caso il digitale terrestre, a braccetto con il satellitare e l’Iptv, viene ora facilmente etichettato come Sofa Tv, nell’accezione di schermo tradizionale, ovvero da guardare comodamente sistemati sul proprio divano, e caratterizzato purtroppo da scarsa interattività. E se l’interazione sta diventando progressivamente il fulcro della scelta dei contenuti, gli sforzi di molti editori potrebbero mostrarsi vani se non estesi ad analoghe offerte sul web. Il punto, contraddittorio, sta nel fatto che sebbene l’utilizzo del web per la ricerca di contenuti video sia apparentemente più sfruttato, soprattutto dai più giovani, le famiglie preferiscono godersi i programmi rimanendo comodi, perdendo quindi alcune di quelle potenzialità interattive affidate alle nuove tecnologie. Usare il pc non è ancora così alla moda come si fa credere. L’ultimo esempio a favore di questo trend è quello di Class Life, il canale televisivo interamente dedicato al piacere di vivere, che ha recentemente visto stabilire un accordo tra Class Editori e Telecom Italia, necessario al fine di permettere la trasmissione dei programmi anche attraverso la banda larga di Rosso Alice (www.rossoalice.it). Class Life, emittente dedicata a lifestyle, moda e lusso, ha scelto di espandersi sul web nella speranza di diffondere una sorta di presunta libertà nella creazione di palinsesti personalizzati. L’interattività è ancora limitata (di certo non paragonabile al modello YouTube) e per lo più indirizzata alla classica modalità on-demand, sulla base della quale sembra volersi imporre il successo della convergenza con il web. La tv digitale (intendendo ora tutte le piattaforme) conta un mercato da 2,5 miliardi di euro, ma la sempreverde sperimentazione dei propri canali, sembra destinata a scegliere il web come vincente, sebbene lo stesso Andrea Rangone ammetta quanto sia ancora difficile prevedere il futuro e, più di ogni altra cosa, stabilire target diversi essendo potenzialmente troppo vario il panorama sia degli utenti, sia dei contenuti. (Marco Menoncello per NL)