La sola con il potere di aggregare e di suggerire modelli e comportamenti sociali, la televisione generalista, nel nostro paese, trova nel grande evento il momento più adatto per difendersi dalla concorrenza delle tv commerciali, ma rimane fondamentalmente “vecchia” e indebolita dalla semplicità del linguaggio delle fiction di prima generazione, dalle macchiette dei reality e dal pervicace silenzio sulla realtà sociale. Questa, in sintesi, l’opinione espressa da Carlo Freccero in un’intervista all’Espresso, in edicola in questi giorni. Secondo l’ex direttore di RaiDue, “la tv generalista quest’anno ha saputo calvalcare due eventi straordinari: la grande soap opera delle elezioni politiche che sono partite a gennaio e finite a maggio, poi, subito dopo, i mondiali di calcio”. “La Rai è privilegiata rispetto a una tv commerciale – spiega Freccero – perchè l’evento di per sé contiene imprevisti e prevede una programmazione anomala. Di conseguenza se ne può avvantaggiare la tv pubblica che non è schiava degli spot, non è obbligata a rispettare schemi pubblicitari prevenduti e non modificabili. Per esempio, la morte del papa è stata gestita quasi esclusivamente dalla Rai, perchè non consentiva interruzioni pubblicitarie”. Grande conoscitore della paleo-tv e attento osservatore delle nuove forme di televisione e comunicazione, Freccero individua una forte debolezza della tv generalista nel reality nostrano che “nasce in America come gioco duro sulle psicologie, ma nella versione italica diventa un gioco di macchiette: tutti i personaggi che arrivano dalle isole dei famosi sono dei grotteschi sotto-Pierini”. “Il problema dei reality italiani rispetto a quelli americani – continua Freccero – è che il posto dell’introspezione è stato occupato da un unico sentimento, l’amore in tutte le sue declinazioni”. Quanto alla fiction, “il decadimento non è nelle storie, che possono essere anche quelle di personaggi edificanti, ma nella semplificazione del linguaggio, costruito in maniera elementare per raggiungere un pubblico più vasto possibile”. Inoltre, aggiunge Freccero, “anche le tv a pagamento in Italia preferiscono importare fiction invece che produrne di proprie e quindi non si rinnovano”. Tuttavia, nell’analisi di Freccero, la maggiore fragilità della tv generalist riguarda il silenzio sulla realtà sociale: “la tv-verità che è fatta di reportage, che è denuncia dei mali e paradossi della vita associata negli ultimi cinque anni è mancata all’appello”. “E’ stata fatta fuori perchè ritenuta di sinistra – precisa ex direttore di RaiDue -, perché è nata negli anni dell’impegno e cresciuta come sottofondo in quelli di Mani Pulite”. Mentre, Porta a porta “ci presenta il politico attraverso il privato della politica e taglia fuori la società”. Freccero non manca di indicare un segnale positivo ne “il ritorno di Michele Santoro, per esempio, ma non sembra che tra le preoccupazioni di questo governo ci sia un nuovo progetto culturale”. (M.C. per NL)