Milano – Può sembrare sorprendente che per una truffa che gli ha fruttato “solo” 800 euro il 23enne impiegato di Varese Giuseppe F. sia stato condannato a due anni e otto mesi di carcere. In realtà, quella che si presenta come la prima sentenza italiana in materia di phishing, parrebbe giustificata dalla macchinosità della truffa, secondo quando emerso dal procedimento giudiziario.
Stando alle cronache, il 23enne provvedeva ad acquistare pacchetti di SMS online. Inserendo come intestazione il termine CartaSì, mandava a caso messaggi di “avvertimento” del tipo:
“Chiami il numero (omissis) di Servizi Interbancari per verificare la transazione con la sua carta di credito, al fine di verificare usi fraudolenti”
A quel numero, lo stesso Giuseppe aveva predisposto un risponditore automatico che induceva chi chiamava a lasciare i propri dati di carta di credito “per i controlli del caso”. Dati di cui, a quel punto, l’autore della truffa poteva tranquillamente approfittare.
Non che li abbia sfruttati granché, a dir la verità: nella primavera dell’anno scorso la legittima CartaSì aveva depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano, una denuncia alla quale la Polizia Postale ha dato immediatamente seguito, arrivando rapidamente ad identificare l’uomo, dopoché aveva speso circa 800 euro sottratti dalle carte delle sue vittime.
Al GUP milanese Caterina Interlaudi, Giuseppe F. ha dichiarato di averlo fatto “per scherzo”. Non si aspettava, ha dichiarato, “che avrebbero abboccato così in tanti”. Per lui il magistrato ha disposto, oltre alla reclusione, il risarcimento ai truffati per un totale di mille euro. Inoltre dovrà versare 10mila euro a CartaSì per i danni di immagine provocati dalla sua azione.