C’è crisi e le due principali fonti di ricavi della Bbc (il canone e la pubblicità su Bbc World) si affievoliscono. E il management è costretto non solo a modificare il proprio piano di investimenti, ma anche a licenziare migliaia di lavoratori. A meno che Gordon Brown non ci metta una toppa.
Sembra uno scenario da catastrofe pura, ma purtroppo si tratta di una notizia, di questi tempi, fin troppo realistica. In un’Inghilterra martoriata da quella che probabilmente i nostri antenati chiameranno “la seconda grande depressione”, neanche la più autorevole delle televisioni sembra essere al riparo da ristrettezze economiche. E la notizia di possibili licenziamenti fa non poco scalpore. A rischio ci sono dai due a tremila posti di lavoro. Se la stessa cosa succedesse in Italia si sfiorerebbe, molto probabilmente, il dramma nazionale. In un Paese che invece è abituato, per legge, a chiedersi, ogni dieci anni, che senso abbia avere una televisione pubblica, la cosa non fa altro che stimolare una riflessione più profonda. La recessione economica e il calo degli investimenti pubblicitari stanno infatti mettendo a serio rischio la sostenibilità del modello di business a cui la Bbc si era dedicata, oltre che di quello di “fornitrice di contenuti multipiattaforma” molto orientata al web su cui si stava lavorando in questi mesi. La Bbc si finanzia infatti tramite un canone molto elevato (il doppio di quello che noi italiani paghiamo per la Rai) e raccogliendo pubblicità per la propria emittente internazionale, Bbc Worldwide. Ambedue le fonti di ricavi si stanno rivelando più fragili di quanto si pensava. Del calo degli investimento pubblicitari già si è discusso ampiamente qui su NL Newslinet.it. Si tratta di una condizione comune a tutti i mercati nazionali e c’è da sperare che si tratti solo di un ciclo. Più preoccupante invece è scoprire che i manager Bbc ipotizzano che in tempi di crisi saranno in molti ad “evadere” le tasse, evitando di pagare il canone Bbc. E prevedendo tempi duri, il management si prepara a dare il via ad inevitabili tagli. Sempre che non sia il Governo inglese a metterci una toppa, considerando il comparto media e new media essenziale per la competitività economica del proprio Paese. Dopo banche e case automobilistiche infatti, potremmo assistere anche al salvataggio di gran parte delle tv pubbliche e private seguite da Sua Maesta la Regina. Non tutte però, solo quelle gratuite. Insomma, il modello di business del secolo scorso. (Davide Agazzi per NL)