Roma – Materiale grezzo, interviste, immagini: tutto da rielaborare, tutto da impastare, tutto da reinventare. Sono contenuti messi a disposizione da PBS, il network delle emittenti pubbliche degli States: pubblicati sul sito dedicato con licenza Creative Commons, si offrono agli spettatori per alimentare la loro creatività.
Lo show televisivo, nel caso dello speciale Car of The Future del programma di approfondimento scientifico e tecnologico Nova, non termina con i tradizionali titoli di coda. Dopo aver contribuito alla creazione del programma con consigli, stimoli e proposte, al pubblico spetta ora dare seguito alla trasmissione, attingere al materiale prodotto dagli autori per riciclarlo, per dargli una nuova vita infondendovi la loro creatività.
I contenuti messi a disposizione sono vari e sono stimolanti: si tratta di 240 stralci di interviste a luminari della tecnologia automobilistica a favore dell’ambiente, di immagini che mostrano su strada le macchine del futuro. I netizen sono invitati a ritagliare, sferruzzare e assemblare per produrre il proprio documentario da condividere con i visitatori del sito di PBS. Ma sarà possibile anche creare prodotti originali da utilizzare come meglio si crede. L’invito di PBS rimane però quello di condividere, di mettere in circolo il materiale prodotto, perché a sua volta possa rivelarsi uno stimolo per innescare idee, per diffondere cultura. All’emittente basterà che il regista grassroot restituisca un link al proprio operato, affinché la sua opera possa essere messa in risalto sul sito dedicato al progetto.
Il progetto open content promosso dall’emittente è reso possibile dalle licenze Creative Commons applicate ai contenuti messi a disposizione. PBS ha scelto di riservare solo alcuni dei diritti che spettano tradizionalmente all’autore. In cambio, chiede a chi ricicla i contenuti di attribuire a PBS la paternità delle clip dalle quali sono state tratte le immagini, di non utilizzare la propria opera con scopi commerciali, di non snaturare il significato delle dichiarazioni rilasciate dagli esperti.
“È tutto un esperimento per noi – ha spiegato Lauren Aguirre, a capo del team che gestisce il versante online del programma – ma è un esperimento che calza a pennello sul ruolo di un broadcaster pubblico, perché è un modo per restituire al cittadino i contenuti che produciamo”.
Quello di PBS non è un esperimento isolato: i REM, ad esempio, hanno invitato gli utenti a realizzare dei video prendendo spunto dalle clip messe a disposizione sul sito dedicato al nuovo album, ma si trattava di un’iniziativa di stampo promozionale oltre che di una dichiarazione di intenti. Ma le emittenti televisive, fatta eccezione per alcuni casi isolati, tendono a conservare gelosamente i contenuti che producono. RAI sembrava per un momento aver imboccato la strada giusta, includendo nel Contratto di servizio un riferimento alla possibilità di mettere a disposizione i contenuti rilasciandoli con licenze Creative Commons. Un riferimento a cui la RAI ha preferito rinunciare, per non inseguire obiettivi troppo ambiziosi.
Gaia Bottà