Roma – Postare nel proprio sito web link è come scrivere un indirizzo, pensava Jennifer Reisinger, una donna del Wisconsin. Segnalare un link al sito del dipartimento di polizia locale è rendere un servizio ai propri concittadini. Lo ha pensato fino a quando non le è piombata tra capo e collo una denuncia.
La vicenda, iniziata il 18 ottobre del 2007, è stata scatenata da un innocente, innocuo e semplice link dal suo sito verso quello del locale dipartimento di polizia, che le autorità hanno chiesto di rimuovere. La donna ha ribattuto sostenendo che un link è assolutamente libero e può essere inserito con o senza il consenso della controparte. Ha quindi ricevuto una diffida: Reisinger ha rimosso il link, ma qualcosa le è rimasto sullo stomaco. E ha denunciato le autorità.
Prescindendo da alcuni retroscena, che il Milwaukee Journal Sentinel si premura di illustrare, resta un caso primo ed unico nel suo genere: così lo definisce Bruce Boyden, professore di legge alla Marquette University, specializzato in questioni relative a Internet e al copyright.
“Se si arriverà al processo e ci sarà una sentenza, credo si tratti della prima negli Stati Uniti”, ha raccontato il professore alla testata locale. La donna dichiara, infatti, che i diritti sanciti dal Primo Emendamento con questa vicenda sono stati “violati dalla città”. Per questo, Jennifer Reisinger chiede 250mila dollari di danni e risarcimenti assortiti: tutto per un solo, innocuo link, divenuto emblema del diritto di link, essenziale allo sviluppo del web.
Marco Valerio Principato